Ugo Morelli, Noi, infanti planetari. Psicoantropologia del tempo presente, Meltemi Linee 2017

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Elaborare un rapporto più efficace tra mondo interno e mondo esterno, come via per un'effettiva pratica della libertà, è un compito epocale che ognuno di noi ha di fronte. Non basta cercare fuori di noi se non ci occupiamo allo stesso tempo di ascoltare e comprendere come estendere il nostro mondo interno, per contenere l'epoca in cui viviamo. Non abbiamo ancora parole e alfabeti per dire un presente che ci vede abitanti del pianeta che ci ospita. Dobbiamo divenire capaci di agire, guardare e narrare i luoghi dal mondo, ma continuiamo a guardare il mondo dai luoghi. In fondo, forse, questo si può intendere per bellezza: l'estensione di quello che ognuno sente di essere nella relazione con gli altri e con i contesti della vita; un'estensione in grado di aumentare i propri modi di sentire sé stessi e il mondo. Una via, quella dell'ampliamento del senso del possibile e dell'esperienza di bellezza, che è probabilmente condizione essenziale per sottrarsi alla sottomissione e generare innovazione sociale.

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