Cooperazione e futuro

Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc


Mentre si dibatte sul futuro della cooperazione in Trentino, auspicando che la partecipazione alle scelte sia la più ampia possibile, può essere utile fare un pro-memoria di alcune questioni cruciali. A partire da una recente e lucida analisi di una delle più importanti studiose viventi, Martha Nussbaum. Insistere solo su una società e un’educazione for profit, ha sostenuto la studiosa, non aiuta la crescita della democrazia e non favorisce la creatività. Insieme ad Amartya Sen, da anni Nussbaum ci indica che l’economia non è separata dalla società e dalla cultura. Sono queste le ragioni stesse della forma cooperativa d’impresa. Una forma che, se salvaguardata e aggiornata, può rappresentare una via privilegiata per uno sviluppo sostenibile e solidale. Non sembrano però rinviabili alcune scelte, magari impegnative, ma decisive per il presente e il futuro del movimento cooperativo. Conviene prima di tutto riconoscere che non si può non aggiornare il federalismo cooperativo. Bisogna rinnovare e consolidare il patto fiduciario alla luce dei profondi cambiamenti sociali ed economici attuali. L’autonomia delle singole cooperative può essere quel valore inestimabile che è, solo se si consolida l’appartenenza ad una rete federativa le cui regole essenziali siano riconosciute da tutti. Non si può avere autonomia e rete federativa senza regole, altrimenti si scade nell’arbitrio. Le prime regole devono essere ispirate, naturalmente, alla natura non profit della cooperazione e alla vocazione locale. I servizi federativi centrali devono essere all’altezza delle esigenze evolutive e innovative delle cooperative e il loro intervento deve divenire prima di tutto di consulenza e supporto, oltre che di controllo. Non si può avere fiducia, infatti, senza un giusto equilibrio tra leadership e partnership. L’autorità e il suo esercizio sono un servizio tra i più importanti se lo stile con cui si esercitano è improntato alla cooperazione, al fare le cose insieme. Non è pensabile di poter rigenerare fiducia senza riconoscere il valore del punto di vista dell’altro, come riferimento con cui confrontarsi per decidere. Non si può fare più economia senza attenzione ai beni relazionali, e questo è un valore che la cooperazione deve riconoscere davvero e non solo a parole: è l’impresa per l’uomo e non l’uomo per l’impresa; è l’economia per la qualità e la solidarietà della vita e non queste ultime asservite all’economia, se vogliamo, come dobbiamo, rivedere il nostro modello di sviluppo. Non si può più ragionare di organizzazione d’impresa cooperativa senza mettere al centro i meriti e limitare, fino a eliminarlo, l’assistenzialismo e una falsa idea di uguaglianza che genera ingiustizia e inefficienza. Come ha scritto Coleridge, la lanterna di poppa illumina solo le onde passate. Per la cooperazione è ora di dotarsi di una lanterna di prua che illumini la via del futuro.