L’ironia, il conflitto e il moralismo di Ugo Morelli Archivio Sezione Hic et Nunc L’ironia è una delle vie migliori per affrontare e risolvere i conflitti. Se però non è capita e ad essa si reagisce con il moralismo e l’ideologia, è un brutto segno. Sì, perché l’ironia richiede immediatezza ed è, in fondo, una misura del nostro grado di libertà di pensiero. Le polemiche scatenate dall’ironia contenuta nel manifesto di Oliviero Toscani contro il bullismo sono ideologiche o moralistiche. Su quel manifesto si sono espresse le ideologie femministe. Esse ritengono che si tratti di rinunciare ad essere uomini per un dialogo generativo e reciprocamente emancipativo tra donne e uomini; si è scatenato il moralismo, che non sopporta la schiettezza delle posizioni e preferisce le mezze frasi, le parole equivoche e le invocazioni perbeniste. Eppure stiamo parlando di un fenomeno violento. Il bullismo maschile e femminile è un comportamento che trasforma la naturale aggressività umana in violenza; un comportamento che è sostenuto dal “branco” e fa regredire gli esseri umani che lo praticano ad un livello che è sub-umano. Non solo, ma è importante riconoscere che nessun’ altra specie pratica niente di simile. Il bullismo è allora un modo di usare l’empatia umana per fare del male intenzionalmente. Per fare del male ad uno, infatti, è necessario sentire che cosa gli fa male. Il bullo o la bulla trovano quella via per esprimere se stessi, e così facendo si affermano e riconoscono in un certo modo di essere che pone al centro la violenza come fattore di identificazione. Si tratta perciò, con l’azione comunicativa, di rivolgersi ai bulli e alle bulle per aiutarli: questo sembra lo scopo della comunicazione pubblica espressa dalla Casa della Cultura. Come è più efficace perseguire quello scopo? Quale via migliore che evidenziare ironicamente come l’esibizione di potenza è di fatto un’impotenza? E veniamo alle interpretazioni dei soliti “colti sul fatto” e delle sacerdotesse del femminismo. Quelle reazioni sono forse più interessanti del manifesto di Toscani. Intanto è ancora una volta evidente che l’incapacità o la difficoltà di accedere all’ironia si mostri come uno dei principali segnali di disturbo relazionale tra le persone e nelle comunità. Per quanto riguarda il simbolo dell’uomo, sembra tempo di riconoscere che il dialogo tra uomini e donne può esserci non rinunciando alle differenti autonomie ma a partire da esse. È il modo di vivere l’essere maschi e femmine che può e deve trovare espressioni di dialogo reciprocamente emancipative, non certo la negazione dei tratti distintivi che dal sesso portano al genere e ai codici di espressione sociale. Da un punto di vista dell’efficacia della comunicazione pubblica, appare evidente come si mostrino inutili il parlare per convincere o le invocazioni morali, in questi casi. Graffiare con l’ironia può permettere di connettersi al linguaggio dei bulli per raggiungerli sul loro terreno e ha forse più probabilità di aprire spazi di riflessione, mostrando che quella che si ritiene forza è solo debolezza e fragilità. |