Guardarci dal di fuori

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc

Del paesaggio, delle sue caratteristiche e della sua vivibilità siamo responsabili noi esseri umani. C’era una volta il paesaggio come contemplazione di particolari angoli di mondo. Era una prerogativa degli aristocratici e un poco meno dei borghesi, interessati come sempre a usare in modo indiscriminato tutto quello che c’è. Il paesaggio è diventato lo spazio della nostra vita e, come acqua, aria, suolo, storia, memoria, beni culturali e risorse naturali in generale, ma anche come mondo animale e vegetale, determina la qualità dell’esistenza e la vivibilità stessa. Il Trentino, col suo paesaggio, cioè con quello che i suoi abitanti ne hanno fatto e ne fanno, si propone come un ologramma del rapporto tra esseri umani e paesaggio, oggi. Sono soprattutto le vicende più recenti col loro profondo impatto sul paesaggio, a documentare come il paesaggio sia coevolutivo con le azioni e le scelte degli esseri umani che lo abitano. In particolare le riflessioni e i confronti, anche serrati, che ruotano intorno a scelte importanti come la Trans-Lagorai, creano un concerto di punti di vista che merita di essere aggiornato alle più recenti teorie e letture. Abbiamo bisogno di cambiare idea e comportamenti su quello che il paesaggio è per noi esseri umani del terzo millennio. In qualche modo e spesso senza ammetterlo, siamo impegnati a scoprire una cultura del limite e della vivibilità come condizione per il presente e il futuro nostro e dei nostri figli. I modi in cui lo facciamo denotano il profondo disorientamento che stiamo vivendo e il bisogno urgente di assumere un nuovo e inedito quadro di riferimento e di azione. Ancora più importante sarebbe evitare quelle che sembrano battaglie decisive e invece, se guardate da un punto di vista più ampio, sono solo delle scaramucce localistiche. Esiste, infatti, un rapporto immediato e molto stretto tra il crollo dei ghiacciai della Groenlandia, gli incendi devastanti della Siberia, le manifestazioni del tutto inconsuete e irregolari del clima locale, e le decisioni che si vanno prendendo per l’uso della montagna, le forme di utilizzo dell’acqua, la costruzione di strade, la scelta plastik-free e altre questioni locali. Non ne usciremo litigando su piccola scala, se finalmente non assumiamo una prospettiva di larga scala. Se procediamo ad allargare sguardo e prospettiva possiamo vedere che stiamo partecipando di processi più grandi di noi. Le scelte allora andrebbero parametrate a fenomeni che stanno letteralmente cambiando la nostra vita e quella del pianeta su cui viviamo. Di quei cambiamenti ogni nostra scelta è parte. Vale la pena allora assumere una sguardo più ampio per decidere cose locali, evitando anche baruffe che distolgono dalle vere questioni.