Microclima, macroclima, clima sociale

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc

Il riconoscimento segna il passaggio dall’ignoranza alla conoscenza. L’aspetto più importante del termine sta nella prima sillaba. Avviene quando una consapevolezza anteriore balena dinanzi a noi. Così scrive Amitav Ghosh nel suo libro La grande cecità. Il contrario di riconoscimento è, come si sa, misconoscimento o, meglio, indifferenza. Riconoscere, quindi, è conoscere di nuovo. Poche realtà umane sono oggi meno riconosciute del lavoro. Dove il lavoro non è riconosciuto per il suo valore e per il suo significato per la vita individuale e collettiva e per la democrazia, la civiltà e il clima sociale sono a rischio. In più di un’azienda in Trentino si sciopera per il troppo caldo. In un comunicato della FIM Cisl, la Federazione Italiana Metalmeccanici, riportato dal Corriere del Trentino, si sostiene che la situazione è intollerabile, sia per il caldo, sia perché in alcuni reparti non viene messa a disposizione l’acqua. Se è importante evitare campagne di caccia alle streghe, sembra necessario “una presa di coscienza comune e un condiviso impegno concreto di tutti i soggetti istituzionali e privati responsabili per un piano straordinario di intervento sul tema del microclima negli ambienti di lavoro”. Tra ragionamenti spesso ideologici e bizantini, fatti di sole dichiarazioni di principio, su industria 4.0 e sostenibilità, non si prende in considerazione, non solo il microclima nei luoghi di lavoro, ma neppure la crisi climatica. Si procede come se niente fosse. L’ambiente e il clima divengono materia di attenzione quasi esclusivamente se si tratta di fare affari anche con il cosiddetto green washing, cioè ripulendo l’immagine e mettendo in atto qualche palliativo, in un’epoca nella quale, per la paura diffusa, le parole “naturale”, “ecologico”, “biologico”, sono efficaci per il marketing. Le interdipendenze evidenti tra crisi delle risorse, ambiente e clima, non diventano criteri e principi di azione e di scelta neppure a fronte del crollo di ghiacciai plurimillenari, come è accaduto a Zermatt, in Svizzera. Già, il lavoro. Qualcuno pensa al lavoro come qualcosa di più e di antecedente ai suoi costi? Pare proprio di no, in questo clima sociale tutto consumi e efficientismo produttivistico. “Di più è meglio”, continua ad essere il criterio ispiratore in ogni campo e lo scenario che si prepara è inutilmente evidenziato e sottolineato da ogni parte, se si esclude la follia al potere di un Trump e di non pochi altri governanti che scelgono cemento e asfalto, crescita ad oltranza e uso indiscriminato delle risorse come vie prioritarie. L’obiettivo sembra l’appropriazione delle risorse disponibili da parte di chi può, e chi vive del proprio lavoro paga con disagi profondi e anche con la vita, la nuova esasperata disuguaglianza. Il problema ecologico si salda così con nuove drammatiche forme di ingiustizia sociale. Attendiamo che, come scrive Ghosh, una consapevolezza anteriore baleni dinanzi a noi e ci apra finalmente gli occhi.