C'è un Trentino dal basso
Di Ugo Morelli Hic et Nunc C’è un Trentino dal basso, un Trentino che tesse relazioni, progetti comunitari animazione territoriale, ogni giorno. Lo fa attraverso una rete fitta di presenze storiche che stanno cercando una propria via nella contemporaneità, le Pro Loco. A conoscere dal di dentro la complessa e articolata rete delle azioni messe in campo e dell’impegno per realizzarle, emergono molte luci e qualche limite a cui si può mettere mano. Se si legge la presenza delle Pro Loco solo con gli occhi del passato si rischia di non riconoscerne le funzioni e le possibilità nel presente. Le comunità locali manifestano oggi non pochi livelli di criticità. Dal rischiare di essere ridotte a periferie con problemi di spopolamento, fino a presentare, in particolare per adolescenti e giovani, notevoli questioni di alienazione e di crisi di opportunità, le comunità locali patiscono soprattutto la crisi delle istanze intermedie. Se uno dei principali problemi del nostro tempo è la crisi di forme di intermediazione tra singolo, gruppo e comunità, con il conseguente avvento della cosiddetta singolarità, ciò riguarda non solo le metropoli, ma anche le comunità locali periferiche. La solitudine che ne deriva è uno dei problemi principali della nostra contemporaneità. Ad essa si fa fronte soprattutto con i social media e i risultati sono problematici e sotto gli occhi di tutti. Non disporre di criteri per dominare quei mezzi, si sa, porta a subirli. Sarebbe importante aumentare conoscenze e abilità d’uso per diventarne padroni. Per ora accade il contrario e la marginalità si combina con l’indigenza cognitiva, con effetti di solitudine, disagio sociale e impoverimento educativo. Il rischio è che i luoghi comunitari divengano estese periferie. Ebbene, analizzando la passione, l’impegno e anche le contraddizioni e le difficoltà con cui operano le Pro Loco, emerge un mondo fitto di impegno, composto sia da adulti che da giovani in dialogo tra loro, con una notevole capacità progettuale in grado di favorire socialità e vitalità nelle comunità di riferimento. Le contraddizioni non sono poche e vanno dai programmi di attività, alle scelte, alla democrazia interna, alla capacità organizzativa. Proprio su quest’ultimo punto è in atto un processo di formazione che aiuti a sviluppare idee e prassi basate sul principio che il volontariato è importante ma la sua efficacia dipende anche dalla capacità organizzativa. Così come è in atto un confronto per individuare programmi di attività che mentre soddisfano le esigenze di incontro e di divertimento, favoriscano anche la riflessione e la crescita culturale. Dal basso con passione può nascere, insomma, una socialità comunitaria per il terzo millennio. |