Pregiudizio e conoscenza

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


immagineI pregiudizi attanagliano le menti in questo nostro tempo, e si propongono come antidoti alla paura. Di fatto, però alimentano soltanto ulteriormente la paura, in un cortocircuito che se non fosse molto pericoloso potremmo definire “perfetto”. Non riusciamo a cogliere il valore di alcuna differenza e tutto quello che ci potrebbe portare di buono, impegnati come siamo a difendere solo noi stessi. Dove il noi molto spesso si riduce semplicemente all’io. Tutti diffidiamo di tutti e, soprattutto, ci difendiamo da ogni considerazione dell’altro diverso da noi. Un esempio di cortocircuito “perfetto” del pregiudizio e delle sue nefaste conseguenze si è avuto pochi giorni fa a Tel Aviv, in Israele, durante una partita di calcio. È un esempio degno di considerazione anche per cercare di capire qualcosa di più di quanto accade dalle nostre parti. A confrontarsi erano due squadre israeliane e sugli spalti, ovviamente, i tifosi erano quasi tutti ebrei. A un certo punto i tifosi della squadra di casa hanno lanciato un coro, invocando la Shoah per gli avversari. E adesso, come facciamo a capirci qualcosa, se ebrei vogliono eliminare altri ebrei? Come possiamo cercare di comprendere cosa sta succedendo? Siccome ogni conflitto ha sempre bisogno sia di conoscere che di negare, se scegliamo la seconda strada, cioè la negazione, ci metteremo a dare ragione a una parte contro l’altra. Non arrivando da nessuna parte dal momento che, rispetto al coro lanciato, gli uni e gli altri sono coinvolti in un destino comune. Se invece scegliamo la strada difficile di cercare di conoscere e capire, allora forse emergerà che quel destino è proprio comune e solo la cecità del pregiudizio porta a simili conseguenze nefaste per tutti. Se gli schemi prefabbricati saltano, può darsi che iniziamo ad accorgerci che il pregiudizio è uno sfogo basato sull’ignoranza della realtà. Sono la non conoscenza della complessità del reale e le differenze che il reale contiene ad alimentare il pregiudizio. Come si può vedere anche a livello locale, le spiegazioni molto semplificate sono quelle che si affermano e che rispondono in modo appagante alle domande di sicurezza della maggior parte di noi. Le questioni che contano, però, non sono semplici, o almeno non sono semplici della semplicità che piacerebbe a noi. Il bisogno di sicurezza è sacrosanto ed è stato sciagurato non dargli il giusto valore, ma la sicurezza si conquista alleandosi con gli altri, ascoltandoli e responsabilizzandoli, e non contro di loro. Si tratta, quindi, di uscire dalle logiche esibite, magari con volgarità, della ragione e del torto, del tutti contro tutti, e di entrare in un dialogo indispensabile per conoscere e vivere questo nostro tempo difficile.