Educazione e libertà

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


immagineMentre la più grande rivista di medicina d’Europa, Lancet, pubblica uno studio che dimostra che in ogni paese l’aumento dell’uno per cento di migranti equivale alla crescita del due per cento di ricchezza, noi siamo impegnati a contare quante scuole hanno fatto il presepe. Mi rendo conto che non è facile, in un tempo in cui il massimo investimento di chi governa è alimentare la paura, comprendere il rapporto tra le due cose. Eppure non ci vuole molto per arrivarci. Serve solo un investimento in conoscenza. Chi diffonde paura sostiene che i migranti ci costano, che portano malattie, che prendono le risorse che toccherebbero a noi e via dicendo. E per difenderci da queste paure propone di erigere muri, mostrare i nostri simboli e respingere le persone fino a violare i diritti fondamentali e universali come quelli ad essere salvati se si sta affogando in mare. La triste questione della conta di quante scuole hanno fatto il presepe in Trentino si inserisce in questa cornice. La domanda che ogni genitore e noi tutti dobbiamo farci è quale futuro prepariamo per i nostri figli. Il futuro si prepara prima di tutto con la conoscenza e con il pensiero. Il pensiero e la conoscenza si sviluppano con l’apertura e la moltiplicazione delle opportunità e non con la chiusura e la riduzione ad un solo modo di vedere le cose, peraltro del tutto fuori tempo se un miliardo di persone all’anno migrano per ragioni diverse sul pianeta e siamo tutti terrestri. I bambini e gli adolescenti di oggi vivono già in tutto il mondo e lo abitano e lo vivranno tanto meglio quanto più possono conoscerlo e comparare il proprio punto di vista con quello degli altri. Una religione e un rituale sono tanto più validi quanto più sono confrontati con altre religioni e altri rituali. Chiudersi vuol dire mostrare solo debolezza e paura. Tra l’altro ecco perchè in questo momento la voce della Chiesa ribadisce l’importanza del dialogo interreligioso. Quello sì sarebbe un dialogo, non quello di chi vuole avere una lista dei non adempienti dichiarando che lo fa in nome del “dialogo”. Come cittadini e come responsabili dell’educazione dobbiamo allora chiederci: a chi risponde chi educa? L’educazione è una risorsa pubblica e risponde in particolare alla comunità di un paese che si è dato una carta costituzionale e di cui il Trentino fa parte. Vogliamo una scuola di regime e confessionale o una scuola laica che educhi alla civiltà e alle differenze, come da dettato costituzionale, appunto? Non è male ricordare la risposta compiacente, con firma, che un importante esponente del fascismo, Ettore Muti, inviò al Duce all’inizio di un anno scolastico: “Faremo gli italiani come voi li volete.” E firmò col cognome: Muti.