Parole e libertà

Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc



parole

Quando parliamo creiamo fatti e produciamo conseguenze. Lo stesso accade quando scriviamo. Facciamo tutto questo anche indipendentemente dalla nostra volontà. C’è differenza tra il parlare di “extracomunitari”, rispetto all’utilizzo del nome proprio di una persona nata in un altro paese o alla citazione dell’aggettivo relativo a quel paese di provenienza. “Extra” indica di per sé un confine tra “dentro” e “fuori”. Così come si dicono due cose del tutto diverse con le relative conseguenze quando si parla di “tolleranza” e “integrazione” o si parla di convivenza. Nel primo caso si fa riferimento o a una relazione in cui c’è un tollerante e un tollerato, o a qualcuno che per essere accolto deve diventare come noi. Nel caso della convivenza si indica la combinazione possibile di regole comuni e differenze specifiche come una ricerca di civiltà possibili. Lungi dall’essere solo una questione di parole, come si dice di solito nel tentativo di liquidare il problema, siamo di fronte ad un aspetto molto serio della democrazia e della libertà. Le prove sperimentali della ricerca sulla mente e il linguaggio umano ce lo confermano ampiamente. Da una ricerca di scienze cognitive condotta sulla psicologia della testimonianza da parte di Elizabeth Loftus, apprendiamo quello che accade quando si usa una parola o un’altra. La ricercatrice ha mostrato a un gruppo di persone la videoregistrazione di un incidente automobilistico. Ha poi suddiviso in due gruppi quelle persone. Ha chiesto a quelli del primo gruppo a che velocità andassero le automobili quando si erano scontrate; mentre ha chiesto a quelli del secondo gruppo a che velocità andassero le automobili quando si erano schiantate. Le persone del secondo gruppo hanno indicato una velocità di gran lunga più elevata di quelli del primo. Una settimana dopo è stato chiesto alle stesse persone se avessero notato vetri rotti nel luogo dell’incidente. In realtà non vi erano vetri, ma quelli del secondo gruppo ne hanno indicato una quantità doppia rispetto al primo. Tutto questo solo per l’uso di due parole diverse nella domanda rivolta alle persone. Del resto basterebbe paragonare l’influenza e il significato delle parole “Provincia” e “Autonomia” nella nostra realtà con quello che accade in altre realtà per verificare il rapporto tra parole e azioni, tra dire e fare. È molto importante considerare come le parole danno forma alla realtà, la modellano, e sviluppano spazi per la libertà e per la democrazia o creano effetti contrari. La responsabilità di chi parla e di chi scrive è, quindi, quella di scegliere se replicare i luoghi comuni, che purtroppo tutti tendiamo ad assecondare acriticamente, o se dare vita alle parole con rigore e precisione, in modo da aprire la mente a inediti spazi di libertà.