Le parole sono fatti

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


immagineQualcosa di nuovo emerge e si fa avanti nel cambiamento di atteggiamenti e comportamenti sul clima e lo sviluppo sostenibile. Se n’è avuta prova al Muse di Trento dove, in partnership con Trentino Marketing, si è svolta nei giorni scorsi la prima edizione di E.CO, Ecologia e Comunicazione. Con i contributi di giornalisti come Ferruccio de Bortoli e scienziati come Silvio Gualdi, il confronto sulle trasformazioni ecologiche in atto e il ruolo che può avere la comunicazione nel cambiamento è stato proficuo e reso ancora più concreto e fattivo dai laboratori con le imprese che stanno impegnandosi per l’ambiente e la sostenibilità, nella giornata di sabato. Al centro c’è stata la comunicazione e il modo in cui si costruiscono i discorsi sui fatti, in quanto essi influenzano scelte e decisioni. Oggi sappiamo che quando leggiamo o ascoltiamo una comunicazione su una cosa o un fenomeno, si attivano nel nostro cervello le stesse aree che si attivano quando facciamo direttamente quella cosa o sperimentiamo quel fenomeno. Come sostiene la neuroscienziata Marianne Wolf: “quando leggiamo del vestito di seta di Emma Bovary, si attivano le nostre aree del tatto”. Non esiste il dualismo tra mente e corpo o tra parola e azione: la mente è corpo e la parola è azione. Una manifestazione del dualismo che oggi trova costante falsificazione nei risultati delle ricerche sulla conoscenza umana e nel rapporto tra epistemologia e conoscenza è quella che separa i “fatti” dai “discorsi sui fatti”. La conoscenza emerge proprio nella circolarità ricorsiva tra i fatti e i linguaggi con cui li descriviamo o costruiamo discorsi su di essi. È proprio perché un fatto non è mai solo “il fatto” per un essere umano, che siamo capaci di conoscenza. Non solo non coincidiamo mai con noi stessi ma creiamo e ricreiamo continuamente fatti e mondi da cui ci facciamo a nostra volta creare e definire. Ciò non vuol dire che non esistono fatti a prescindere da un osservatore o fatti che l’osservatore non vede e non conosce. Vuol dire che l’accesso al mondo mediante la conoscenza è sempre un atto creativo da parte di una specie naturalmente creativa. La creatività emerge tra il vincolo e la possibilità della persistenza e dell’emergenza. Possiamo, quindi, conoscere e generare inediti orizzonti di senso nella circolarità tra fatti e discorsi sui fatti. Anche “processare i fatti” è costruire un “discorso sui fatti”. Pretendere di prescindere dalla circolarità osservatore-osservato è come voler vedere senza occhi o voler comprendere un sistema senza farne parte. Siccome facciamo parte del sistema vivente, vale la pena creare un “nuovo racconto” di quel sistema, che dia vita a nuovi modi di abitarlo garantendone la sostenibilità e per la sua e nostra vivibilità.