Il futuro della cooperazione

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


immagineChe cosa scelgono i cooperatori trentini nell’accingersi ad eleggere il loro nuovo Presidente? È oltremodo evidente che non si tratta di una scelta qualsiasi. Pur senza ricorrere a troppa enfasi, non è facile trovare nella storia della cooperazione un momento simile, in cui la questione non è solo l’elezione di un Presidente, ma una scelta di destino. In gioco, nel momento in cui nulla è più come prima, è infatti la possibilità o meno di far evolvere quello che è stato un esperimento sociale originale e capace di durare più di un secolo, che ha concorso a trasformare la società e l’economia trentina. L’evoluzione è di fatto già ampiamente in corso e il problema è se si riuscirà a governarla o se si subirà, con il dileguarsi del modello cooperativo d’impresa e di società. La crisi è ampia e profonda ed è sotto gli occhi di tutti. Si manifesta però in un tempo in cui la modalità cooperativa d’impresa potrebbe essere un riferimento assai importante per affrontare gli effetti di ingiustizia sociale, di disuguaglianza e di distruzione ambientale che il modello di sviluppo iperliberista ha portato con sé. Potrebbe essere, inoltre, un via per creare nuove forme di lavoro e occupazione per le giovani generazioni. Per riuscirci ci vuole un disegno del tutto nuovo in grado di valorizzare le distinzioni storiche della cooperazione nel presente. Il riequilibrio del rapporto tra economia e società, tra l’uso delle risorse economiche e il legame sociale, è forse la base necessaria di una simile possibilità. Poiché é evidente che l'intersoggettività e la relazione non hanno luogo che nell'empatia, che esse non vivono che nella sua manifestazione, allora per degli esseri sociali che si generano e individuano nell'intersoggettivitá e nelle relazioni domandarsi come valorizzare l’empatia in modo che essa favorisca l'altruismo e la cooperazione, vuol dire porre una questione che ha un senso fondativo. La forma cooperativa d’impresa è nata per fare i conti con i fallimenti del mercato, in un’economia che ha messo al centro l’equilibrio che si produrrebbe con la libera e spontanea interazione della domanda e dell’offerta. Sappiamo oggi che non l’equilibrio spontaneo la capacità di apprendimento fa funzionare le imprese e i mercati e che le persone e le relazioni ne sono il fattore più importante. Non solo, ma la leggerezza consentita dalle tecnologie, combinata con le persone, può generare la necessaria innovazione continua. Allora la guida della cooperazione andrebbe scelta tenendo conto, tra gli altri, di questi fattori e delle strategie politiche per governarli in modo appropriato al presente. Ciò potrebbe generare una evoluzione distintiva di civiltà e di economia in grado di calarsi sui singoli settori e costituire un criterio di governo dello sviluppo dell’intera comunità trentina.