Cooperazione al futuro
Di Ugo Morelli Hic et Nunc Dati di ricerca recenti mostrano che bambini piccoli che ancora non sanno parlare raccolgono una palla che è caduta a qualcuno e con gentilezza gliela restituiscono. In verità, anche i cuccioli delle scimmie si comportano in questo modo. Recentemente gli etologi stanno mettendo in evidenza la propensione alla cura nel comportamento di molti animali. Al Museo Nazionale di Tblisi in Gerogia sono conservati resti fossilizzati scoperti negli scavi di Dmanisi, una piccola località circa cento chilometri a sud della capitale. Quei fossili hanno da 1,5 a 2 milioni di anni. Tra gli altri vi è un piccolo cranio di homo le cui mandibole sono completamente lisce senza neanche un dente. Il cranio apparteneva ad un individuo molto vecchio per l’epoca: si stima che avesse superato i quarant’anni. Siccome la stima è che fossero passati molti anni dalla perdita dei denti alla morte, quel cranio è una delle prime testimonianze di una comunità che per anni aveva masticato cibo per aiutare a vivere un suo membro più debole. La cura, la compassione, la disposizione a farsi carico degli altri, affondano le radici nella notte dei tempi. Questo non vuol dire che non abbiamo interessi e che non perseguiamo scopi egoistici, ma che siamo esseri sociali che si individuano nella relazione con gli altri e si riconoscono facendosi carico della loro cura. Allora sono le istituzioni che ci diamo e le scelte educative e organizzative che facciamo a far prevalere l’individualismo egoistico autointeressato o l’attenzione agli altri, la cura degli altri e la compassione come condizione della stessa nostra autorealizzazione. In questi giorni un saggio di Mark Lilla, che insegna scienze dell’uomo e scienze politiche alla Columbia University, The Once and Future Liberal: After Identity Politics (Harper Collins, 2017) offre un’analisi interessante e provocatoria della politica della identity politics, delle sue cause, e dei problemi che essa solleva. Capiamo che l’esasperazione individualistica è il risultato storico di scelte precise. Quelle scelte hanno progressivamente escluso le forme della cura, della solidarietà, della reciprocità, della compassione. Ciò ha reso più arida la nostra vita. Ha, inoltre, generato una società più diseguale, in cui prevale il rischio e l’esclusione. Da tutto questo emerge con evidenza il valore delle forme cooperative di società, lavoro, economia. Il terreno attuale è molto fertile per ospitare semi nuovi e inediti di forme cooperative, valorizzando la storia e aggiornandola al presente. Chi ha le maggiori opportunità per agire sono le comunità che hanno visto nella cooperazione una delle condizioni della propria emancipazione dalla miseria, come quelle alto-atesine e trentine. Oggi viviamo nuove miserie, sia di emarginazione sociale che di esclusione e barbarie individualistico-consumistiche. Potrebbe essere importante fare di una memoria così importante la base per un progetto sociale e comunitario quanto mai attuale, se qualcuno decidesse di coniugare il verbo cooperare al futuro. |