Presto sarà troppo tardi

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


Presto sarà troppo tardi. È questa in estrema sintesi l’appello contenuto nell’allarme degli scienziati di tutto il mondo all’umanità, che William J. Rapple e 15.371 altri ricercatori di 184 diversi paesi hanno lanciato nelle scorse settimane dalla pagine della rivista BioScience. Dopo i risultati attendisti della COP23, la ventitreesima Conferenza delle Parti che hanno sottoscritto la Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti del Clima che si è chiusa a Bonn lo scorso 17 novembre; dopo i comportamenti delle singole realtà che fanno come se niente fosse, noi compresi, ci resta davvero poco tempo per cercare di raggiungere i nostri obiettivi: contenere a fine secolo l’aumento della temperatura media del pianeta non oltre i 2 °C e possibilmente entro gli 1,5 °C. In questi tempi, anche qui da noi, mentre la siccità impera e l’inquinamento dell’aria si aggrava, la festa prende piede con la sua solita modalità trita e ritrita e le risorse come l’acqua sono utilizzate ancora una volta come sempre. Intanto dall’appello scopriamo che l’acqua dolce per abitante si è dimezzata rispetto al 1960; sempre rispetto al 1960 il numero di regione desertificate è aumentato di sei volte; il numero di vertebrati presenti sul pianeta è diminuito del 60% rispetto al 1970; le emissioni di CO2 sono passate da meno di 10 a più di 35 miliardi di tonnellate anno; la temperatura media del pianeta è aumentata di 0,9 °C; il numero di animali ruminanti allevati è passato da 2,5 a quasi 4 miliardi di unità. Gli oltre 15.000 scienziati propongono una serie di rimedi per far sì che l’impatto umano sull’ambiente non superi le soglie di irreversibilità. Essi vanno dall’esigenza di attingere risorse in maniera razionale e interconnessa per proteggere i diversi habitat terrestri, aerei e acquatici (mare, ma anche laghi, fiumi, paludi); a sviluppare e adottare tutti gli strumenti normativi utili a contrastare l’erosione della biodiversità animale; ridurre lo spreco alimentare puntando sulla cultura e su nuove infrastrutture; modificare gli strumenti finanziari ed economici per incoraggiare migliori pratiche ambientali; progettare e utilizzare nuove tecnologie verdi e utilizzare in maniera massiva fonti rinnovabili e carbon free di energia; riformare l’economia per ridurre le disuguaglianze di ricchezza e incentivare i sistemi che tengono conto dei costi ambientali; determinare su una base scientifica qual è la grandezza sostenibile nel lungo periodo della popolazione umana. L’appello chiama in causa noi tutti: occorre che gli scienziati, le persone in grado di avere influenza attraverso i media e noi tutti cittadini del pianeta facciamo pressione sui governi e li spingiamo ad accelerare con estrema urgenza le loro azioni. Perché presto sarà troppo tardi.