Cooperazione di consumo. Responsabilità e crisi attuale
Di Ugo Morelli Hic et Nunc Ora che i nodi vengono al pettine, nella cooperazione di consumo e nella cooperazione trentina in generale si ripete la scena tipica di noi umani: ci accorgiamo di quello che avevamo quando lo abbiamo perduto. Non solo. Difficilmente ci disponiamo a riconoscere le nostre responsabilità nel corso del tempo per quella perdita. Come sia stato possibile, nella cooperazione di consumo, passare da una situazione di quasi monopolio in Trentino, a una situazione come quella attuale è difficile spiegarlo, ma allo stesso tempo è chiaro come quello che è accaduto debba essere letto prima di tutto in rapporto alle responsabilità interne al settore. Non ha alcun senso consegnare le spiegazioni solo a fattori esterni come la crisi e la competitività o, ancor peggio, alla trasformazione dei comportamenti dei consumatori. Quest’ultima ragione, peraltro, più che una spiegazione sarebbe una dichiarazione di responsabilità interna, in quanto un sistema commerciale, ancorchè cooperativo, che opera nel mercato ha come principale responsabilità quella di monitorare le dinamiche della domanda adeguando le proprie strategie. Che il governo provinciale si occupi della cosa è opportuno, vista la rilevanza economica e occupazionale del settore. È però di particolare rilevanza cercare di comprendere alcune ragioni che hanno prodotto il presente, soprattutto per cercare possibili vie evolutive, ammesso che si sia ancora in tempo. La responsabilità dello stato attuale è diffusa, anche se chi ha avuto più potere ha di certo maggiori responsabilità. In primo luogo pare importante considerare la responsabilità professionale sia dei dirigenti che di tutti i collaboratori. C’è da domandarsi, cioè, se le scelte strategiche che sono state fatte nel tempo e, soprattutto, la criticità che viene da lontano nel rapporto tra consorzio di secondo grado e cooperative, siano state quelle giuste. Esiste uno stretto rapporto tra la situazione presente e quelle scelte. Così come c’è da domandarsi se la professionalità è stata aggiornata come avrebbe dovuto e potuto, sia nella direzione delle cooperative che nelle competenze di tutti i collaboratori. Anche la motivazione e l’impegno di questi ultimi devono essere considerati, riguardo a motivazione e a senso di investimento professionale. La domanda di base, insomma, è dove erano tutti, coloro che governavano la cooperazione di consumo e coloro che lavoravano al suo interno nel momento in cui il sistema degradava progressivamente? L’impegno a formare una classe dirigente nel consumo, ad esempio, profuso con molta dedizione, non ha trovato corrispondenza né nella governance né nel management. Dopodiché è arrivata una logica diversa che tende a trattare la crisi del modello cooperativo d’impresa con un farmaco che, pur se dichiarato inevitabile, sembra peggiore del male. |