Una testa ben fatta

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


Sta per iniziare un nuovo anno scolastico e si presentano domande urgenti sulla funzione della scuola nel tempo in cui viviamo e, più precisamente, sul ruolo dell’educazione. Alla base di tutti gli altri interrogativi ve n’è uno drammaticamente pressante, che in un contesto di autonomia in cui la scuola può scegliere, merita qualche riflessione. Parafrasando Edgar Morin e il titolo di un suo aureo libretto, potremmo chiederci: come si fa a fare una testa ben fatta all’altezza del mondo attuale? Di certo una simile questione non può essere demandata solo alla scuola, ma il tempo e le relazioni che bambini e adolescenti vivono a scuola risulta fondamentale per porre la basi di esiti desiderabili. Un ambito ineludibile che appare alquanto trascurato riguarda il concorso alla costruzione della personalità nel tempo in cui viviamo. Pensiamo in particolare alle tecnologie della comunicazione e dell’informazione. Ben che vada, oggi, esse sono considerate, a livello educativo, come strumenti mediante i quali interagiamo con il mondo e tra noi. In realtà quelle tecnologie sono divenute forze ambientali, antropologiche, sociali e interpretative, e compongono un nuovo ambiente di vita che uno studioso come Luciano Floridi definisce “infosfera”. Le tecnologie della comunicazione e dell’informazione formano la nostra realtà fisica e intellettuale, modificando i nostri stili di apprendimento, la nostra autocomprensione, i modi in cui consociamo, e agiscono in maniera rapida, pervasiva e incessante. L’educazione, fin dalle stesse pratiche per insegnare e apprendere, è in ritardo e le teste intanto si formano spesso senza guida in questa inedita “infosfera”. Accanto a questa questione si pone poi l’educazione alla coscienza di specie tra le specie sul pianeta sul quale viviamo. Educare alla vivibilità mentre si insegnano le discipline e insegnando in modo innovativo i contenuti sono esigenze non rinviabili. Eppure un’ occhiata a come si insegnano le scienze, la storia, la geografia, ma anche la letteratura e la filosofia, farebbe pensare che nulla è cambiato, mentre tutto è davvero cambiato. Vi è, inoltre, il tema dell’interculturalità e del dialogo tra le culture, come condizione di dialogo e convivenza nei luoghi delle nostre vite e sull’intero pianeta: altro tema che dovrebbe attraversare le azioni educative. Non solo a scuola ma nelle famiglie sembra urgente un cambio di linguaggi e di contenuti. Fa da sfondo a tutto questo una necessaria critica nei confronti di quella dieta fissa di narcisismo con cui si tende oggi a tirar su i bambini, come se ad ognuno si dicesse: “puoi essere tutto quello che vuoi, sei speciale!”, per educare alla realtà ed evitare che poi il rapporto col mondo si trasformi in esperienze difficili.