Il tempo e le opportunità
Di Ugo Morelli Hic et Nunc “Ho visto anche sotto il sole che non è degli agili la corsa, né dei forti la guerra e neppure dei sapienti il pane e degli accorti la ricchezza e nemmeno degli intelligenti il favore, perché il tempo e il caso raggiungono tutti”. Così nell’Antico Testamento il libro di Qohèlet (9, 11). Dal posto in cui sono vedo un mandorlo fiorito e alcune api continuano ad entrare dalla finestra socchiusa per la temperatura tiepida esterna. Tutto normale? Certo, perfino gradevole se non fossimo all’inizio di gennaio. Ci crediamo padroni del pianeta, come ha scritto il grande paleoantropologo Ian Tattersall nel suo ultimo libro, ma non è così che stanno le cose. Non solo non vogliamo accorgerci di come siamo messi a causa dei nostri stessi comportamenti, ma ci infastidisce particolarmente l’esame di realtà: non vogliamo sentirne parlare dei nostri errori e riteniamo di possedere un linguaggio che basta a descrivere la nostra condizione. Eppure esiste un rapporto stretto tra creatività ed errore. La possibilità di elaborare efficacemente gli errori è una delle principali della creatività. E invece la perseveranza nelle cose consuete, per non assumersi l’impegno di affrontare il cambiamento, ci consegna ad una melassa appiccicaticcia che magari ci accorgiamo che non ci piace, ma continuiamo a perpetuarla. L’arte ci può insegnare molte cose e consegnarci l’opportunità di un linguaggio e di azioni inedite che il tempo sempre porta con sé. Ascoltiamo questo racconto di Herbie Hancock: “Era una di quelle rare serate di perfezione musicale e di totale sintonia con il pubblico; dopo uno straordinario assolo di Miles Davis, in una pausa chiave, inciampai su una corda, stonando clamorosamente. Mi resi subito conto dell’errore. Mi sembrava di aver fratturato una magnifica scultura di cristallo. Ma il vero shok arrivò subito dopo, quando mi accorsi che Davis aveva risposto al mio errore con un’improvvisazione musicale che lo incorporava nel fraseggio rendendolo plausibile. Invece di giudicare la mia stonatura come brutta e sbagliata, Miles la accolse come un input inatteso, trasformandola in qualcosa di bello e virtuoso. Fu una grande lezione d’arte e di vita. Come il buddhismo, anche il jazz è collaborazione, dialogo, tolleranza, altruismo e libertà”. Così Herbie Hancock, alla prima delle sue Norton Lecture il 3 febbraio 2014 alla Harvard University [La Lettura, 9 febbraio 2014]. Possiamo immaginare che rispetto alle questioni principali come le trasformazioni climatiche e il loro impatto sull’economia turistica; l’emancipazione delle competenze e l’investimento in conoscenza e innovazione; l’integrazione in rete delle risorse oltre i localismi, il Trentino faccia un salto di qualità? Oltre che immaginarlo, vogliamo auspicarlo. |