Il potere di dire di no
Di Ugo Morelli Hic et Nunc Il “potere di non” è in fondo quello che ci rende umani: non consegnarsi all’assuefazione e all’abitudine e riuscire a opporsi, a dire di no. Questo è il momento di esercitare quei valori che diciamo di contraddistinguerci, qui in Trentino. Se siamo, come certamente in parte siamo, la terra della solidarietà e della civiltà basata sulla reciprocità, questo è il momento di farlo vedere con i fatti, è il momento di fare sul serio. Al terzo attentato contro residenze di richiedenti asilo, ieri a Roncone, non solo non è il caso di minimizzare come da qualche parte si cerca di fare, ma non può bastare neppure l’esecrazione, la dimostrazione di piazza, il corteo contro la violenza. Non fraintendiamoci: le prese di posizioni chiare e forti basate sulla manifestazione di indignazione e determinate ad opporsi ad atti di violenza gravissimi, sono non solo necessarie ma fondamentali. Ma bisogna andare oltre. A partire dalla consapevolezza di almeno due questioni che riteniamo requisiti indispensabili di fronte a quello che sta accadendo. La prima questione riguarda il rischio di assuefazione, pur a fronte dell’escalation. Abitavano, infatti, tredici persone nella casa incendiata a Roncone. Sappiamo da lunghe e attente analisi che le nostre menti e i nostri comportamenti sono soggetti alla dissolvenza dell’attenzione e della compassione. Ci abituiamo a tutto e questa è anche una nostra importante possibilità. Ma un effetto collaterale è che, dopo un poco, cose anche terribili tendono a diventare normali. La seconda questione ha a che fare con il conflitto, con quelle situazioni in cui ci troviamo di fronte a comportamenti contrari ai nostri principi, ai nostri interessi e ai nostri valori. Il conflitto non è la guerra: anzi è la via per non fare la guerra. Se nel tempo abbiamo sentito dire: se vuoi la pace prepara la guerra, abbiamo bisogno di renderci conto che se si vuole una società vivibile bisogna saper gestire bene il conflitto. In questo caso ciò vuol dire agire per la rapida individuazione dei responsabili di ciò che è accaduto e condannare con i fatti comportamenti violenti contro persone e contro i principi della nostra società civile. Vuol dire allo stesso tempo sviluppare una decisa azione di governo dei fenomeni di immigrazione e di asilo, agendo per favorire la capacità della popolazione di comprendere il significato e il valore delle scelte di accoglienza. Così come è necessario intervenire con determinazione contro ogni comportamento di chi provenendo da altre culture, stili di vita e valori non rispetti le regole della nostra convivenza civile. Si attivi allora, principalmente su un piano comunicativo e educativo una diffusa azione di promozione di una civiltà delle differenze, accanto all’uso mirato delle norme e degli strumenti di repressione che abbiamo a disposizione. Tutto questo richiede che in premessa non si minimizzi né si cerchi di normalizzare quanto è accaduto, perché è comunque una ferita grave alla nostra socialità. |