Non di solo pane

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


L’umiliazione è la parola che accompagna ogni pensiero che emerge quando oggi si parla di lavoro. Un’umiliazione di intere generazioni. Soprattutto mentre si capisce meglio ciò che è accaduto e sta accadendo. Un dato che riguarda il Trentino, così come interi paesi al mondo, è che i tassi di disoccupazione stanno scendendo, ma il problema è che stanno diminuendo anche i salari. Più persone cercano lavoro, evidentemente per far fronte alle difficoltà economiche diffuse, e questo comporta la riduzione di coloro che sono ritenuti disoccupati, valendo il criterio della ricerca attiva di lavoro per non essere considerati disoccupati. Nei modelli economici classici a cui eravamo abituati, all’aumento dell’occupazione corrispondeva anche una crescita dei salari. Oggi succede il contrario. Una prima spiegazione per questo andamento è che i lavori che si sono creati in questi otto o nove anni circa, da quando la crisi attanaglia il mondo e la nostra realtà, sono diventati più precari. Questo è sotto gli occhi di tutti. Come abbiamo più volte ripetuto, la precarietà e l’insicurezza sono le principali fonti dell’incertezza e della paura, e quest’ultima è l’effettivo codice con cui oggi si vive l’esperienza lavorativa, anche da parte di chi ha un lavoro stabile, che però vive comunque come a rischio. L’incertezza della congiuntura economica, insieme all’incidenza delle riforme del lavoro e all’intensificarsi della concorrenza dei paesi cosiddetti emergenti ma di fatto oggi dominanti, erode non solo i salari, ma anche ogni potere contrattuale di natura sindacale o organizzato. Si aggiunga a questo che anche molte amministrazioni pubbliche hanno smesso di assumere e hanno proceduto a tagli di stipendi in ragione dell’austerità e della rivisitazione della spesa. Con la ripresa dell’occupazione aumentano, inoltre, le persone che svolgono lavori pagati poco. Un quadro difficile e problematico, verso il quale anche le misure adottate recentemente a livello governativo e locale mostrano tutta la loro parzialità e inefficacia. Ad aumentare, come esito di questi processi in atto, sono tra l’altro due fenomeni: la disuguaglianza sociale con l’espansione della forbice tra minoranze sempre più ricche che guadagnano da questo andamento, e maggioranze sempre più povere che pagano il costo di questa situazione. Oltre alla disuguaglianza aumenta l’alienazione derivante dalla crisi di autorealizzazione per assenza di lavoro o per la sua precarietà. I riflessi sulla qualità della vita individuale e sociale sono elevati e negativi. Non viviamo di solo pane e il senso e il significato della nostra esistenza dipende in buona misura dal lavoro e dall’opera che ognuno riesce ad esprimere. Sarebbe importante che si ponesse questa questione al centro delle scelte.