Cultura fa rima con apertura

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc


Possono essere molti i punti di vista sulla proposta di riforma della cultura in Trentino, come è giusto che sia, ma c’è una questione che può e dovrebbe fare da principio unificante, e l’ha posta l’assessore Mellarini nell’intervista al Corriere del Trentino: “che ogni settore realizzi una programmazione delle attività evitando sovrapposizioni, definendo il calendario degli eventi, organizzando una promozione coordinata. I direttori devono parlarsi su queste cose. Allora sì che si riduce la frammentazione”. Questa pare la questione cruciale. Si sta parlando di cultura ed essa fa rima, per sua stessa natura, con apertura e non con chiusura. La disputa sui poli e sul loro numero può essere pure portata avanti, purchè non diventi l’ennesima questione di campanili e di culto della memoria come cenere da conservare. Non bisognerebbe mai dimenticare che la cultura è davanti a noi ed è frutto del nostro progetto e della nostra invenzione, mentre la storia e la memoria svolgono il loro ruolo di fondamenti necessari. Un’altra trappola del pensiero che si incontra parlando di riforma della cultura è quella tra conservazione e valorizzazione. Non c’è possibilità di conservare senza valorizzare. Si tratta di cercare le condizioni per cui la valorizzazione tuteli beni, patrimoni e identità, scegliendo con strategia e intelligenza programmi e azioni, ma certamente bisogna adeguarsi al modo in cui funzionano la percezione, la memoria e l’esperienza di fruizione in noi esseri umani. La memoria non è un deposito statico in cui giacciono materiali diversi che resterebbero sempre uguali a se stessi indipendentemente da chi li guarda e dal tempo che passa. Noi guardiamo oggi ogni cosa con gli occhi della contemporaneità e diamo valore a quelle cose con lo spirito del nostro tempo. E sappiamo che a dieci anni dall’avvento dello smartphone, per fare solo un esempio, quello spirito è del tutto cambiato, anche nella fruizione della cultura. Sia la durata triennale dei programmi che le modalità di erogazione dei finanziamenti, così come la riforma le prevede, sembrano utilmente corrispondere a questi orientamenti. Ci vuole un poco di coraggio per rendersi conto che dobbiamo inventare una nuova narrazione del Trentino e la cultura in questo può avere un ruolo decisivo, sia nella dimensione scientifica, sia nell’arte, sia nella storia e nelle tradizioni che nello spettacolo dal vivo. Ma è necessario cambiare rotta rispetto alla frammentazione degli ultimi anni. Vi è stata un’interpretazione di cultura popolare che ha schiacciato la realtà su se stessa, laddove per cultura popolare si può intendere un’azione che emancipi la popolazione e ne favorisca una collocazione mentale e culturale tra locale e globale, tra memoria e futuro, oltre ogni chiusura.