Cooperazione: qualche interrogativo

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc


È difficile dire se quello che sta accadendo nella cooperazione trentina è la fine di qualcosa o l’inizio di qualcos’altro. Prima di tutto perché non è mai facile distinguere la prima dalla seconda cosa. E poi in quanto siamo di fronte a una latenza che dura da tempo, a una fine di un modello tradizionale che non finisce. È forse proprio questo il motivo della difficoltà a vedere nascere il nuovo: la persistenza in vecchi linguaggi e ragionamenti che non trovano più corrispondenza nel presente. Nel frattempo non è che le cose non siano cambiate e non cambino. Anzi. Il fatto è che cambiano in direzioni più subite che governate. L’attuale svolta nel credito cooperativo, ad esempio, attende conferme e comportamenti coerenti per essere effettivamente validata dai fatti. L’auspicio è che quello stato di attesa che si è prolungato forse troppo a lungo, sfoci finalmente in un progetto e si rimetta effettivamente mano a predisporre strategie e competenze per farcela. La sospensione ha portato a trascurare la formazione e la ricerca di modelli operativi specifici e innovativi, ma ora si è fatto ancora più urgente pensarci ed agire. Una delle principali ragioni della crisi del modello cooperativo, lo scarso investimento in conoscenza e competenza, non potrebbe sopportare ulteriori ritardi per essere affrontata. C’è una condizione di base che, tra le altre, meriterebbe di essere affrontata e risolta. Riguarda le basi morali e culturali della scelta cooperativa. Quella che abbiamo visto in questi anni all’opera è stata un’oscillazione pericolosa tra la ripetizione della retorica cooperativistica fino a consumarla, e prassi che si sono progressivamente allontanate dai principi fondamentali di un certo modo di fare impresa, economia e di gestire i rapporti fra i legami sociali e la cultura comunitaria. Come si sa l’uso reiterato dei simboli senza coerenza con le azioni e le scelte porta alla loro consunzione e saturazione. Nel frattempo si fanno scelte che vanno in direzioni problematiche sia rispetto al tempo in cui viviamo - che richiede una ridefinizione dell’idea stessa di sviluppo – sia rispetto all’evoluzione nel tempo di un patrimonio così importante per la storia e il presente del Trentino. Fin dai tempi di Adam Smith è nota la rilevanza dei fondamenti morali per ogni scelta economica. Trascurare quei fondamenti per la cooperazione significa oscillare paurosamente tra celebrazioni del passato e crisi di identità e di futuro. È evidente che oggi non si tratta di ripristinare formule superate dal tempo, ma di evolversi valorizzando le distinzioni specifiche della cooperazione probabilmente sì. Il tempo per farlo è adesso.