Mentalità totalitaria e ostacoli al conflitto
Vito Mancuso e il difficile risveglio conflittuale dal conformismo adesivo verso un leader.

Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc


La manifestazione di un chiaro conflitto interiore da parte di Vito Mancuso, in qualità di autore della casa editrice Mondadori, sul giornale la Repubblica del 21 agosto, è un caso importante di ostacolo o difficile accessibilità al conflitto, dovuto alla presenza di una posizione e di una mentalità totalitarie. Mancuso esprime il proprio conflitto di coscienza derivante dal fatto di essere un autore della casa editrice Mondadori che potrebbe godere oggi di favori parlamentari tali da evadere 341,4 milioni di euro, pagando al fisco italiano solo 8,6 milioni dei 350 dovuti. L’intervento di Mancuso si basa su un articolo di Massimo Giannini, sempre su la Repubblica del 19 agosto, che ha documentato lo “scandalo ad aziendam” che si sta consumando sotto i nostri occhi. Come posso fondare il mio pensiero sul bene e sulla giustizia; come posso fare dell’etica la stella polare della mia teologia, si chiede Mancuso, e poi lavorare come consulente editoriale e pubblicare i miei libri con un’azienda agisce contro l’etica e contro il diritto? Oltre al proprio conflitto interiore, comprensibile e la cui manifestazione pubblica in questo tempo di agghiacciante conformismo è senz’altro meritevole, Mancuso invita una serie di autori che scrivono per Mondadori con successo di pubblico e di vendite, ad esprimersi e a prendere posizione in proposito. Dopo un’esclamazione di immediata soddisfazione che porta a dire: finalmente qualcuno si rende conto e parla!, una riflessione necessaria si fa strada. Il tentativo di Mancuso di rendere pubblico ed estendere il proprio conflitto interiore, con quale ostacolo si misura? Con uno degli ostacoli più potenti alla buona ed efficace gestione del conflitto: la mentalità e l’azione totalitarie. Se quella della Mondadori fosse un’eccezione, un errore, un caso a sé, per quanto scandaloso e destabilizzante di ogni criterio di giustizia fiscale e sociale, il tentativo di Mancuso potrebbe riuscire. Il fatto è che lo scandalo “ad aziendam” della Mondadori è solo una tessera del mosaico scandaloso dell’utilizzo delle istituzioni italiane per scopi personali da parte del padrone di fatto della Mondadori. Quel mosaico è sostenuto da una mentalità totalitaria, narcisistica e autocentrata, che non può permettersi un conflitto neppure minimo nel proprio disegno. Quello che, con gravissima e irrisarcibile responsabilità, il paese che l’ha sostenuto e lo sostiene e l’opposizione che si mostra incapace, non hanno capito fin dal principio, è che colui che attualmente occupa la carica di Presidente del consiglio, non può permettersi, per ragioni psicologiche personali, per indole, per cultura, per interessi, di comportarsi diversamente da come si comporta. Berlusconi non è in grado di accedere al conflitto inteso come confronto di punti di vista diversi a partire dal riconoscimento delle buone ragioni dell’altro. Per lui non possono esistere le buone ragioni dell’altro in quanto risulterebbero insopportabili per il proprio narcisismo assoluto. Può solo simulare di accettarle per poi raggiungere il suo scopo. Gli altri e le istituzioni esistono per essere utilizzati, magari a pagamento, per la realizzazione del proprio delirante disegno di onnipotenza. Tutto questo si aggrava col passare del tempo, sia per il naturale sentimento di morte, anch’esso comunque negato con storie inventate di durata eterna, sia nei momenti in cui avverte una crisi o una possibile smagliatura nel proprio impianto. Chi si esprime segnalando qualche problema è espulso o diffamato, grazie a una delle macchine più micidiali fatta di servi giuristi o mediatici che sia mai stata messa a punto. Al di là e prima dei fatti giuridici e dei fatti economici, era chiaro fin dall’inizio l’incompatibilità del disegno berlusconiano con le istituzioni democratiche, che lui ha potuto occupare grazie al vuoto in cui era ed è caduto il paese. In questo senso la sua azione ha trovato terreno fertile. Certamente però non lo si può chiamare al confronto e al conflitto con aspettative di efficacia, per ragioni che stanno in un ostacolo di natura profonda : la natura totalitaria della sua personalità e della sua mentalità. La sua leadership non ammette smagliature o critiche. Il paese e chi lavora nelle sue aziende possono solo aderire. E aderiscono, come accade in tanti campi e in particolare nell’uso della giurisprudenza e dell’informazione dove avvocati e giornalisti stanno dando uno dei più squallidi e miserevoli esempi di servilismo che si conoscano a memoria d’uomo. Non sappiamo come si evolverà l’invito al risveglio di Vito Mancuso. Sarebbe il risveglio di un paese intero dal sonno della coscienza civile, annebbiato dalla collusione tra una leadership totalitaria e un paese passivamente consenziente. Quel risveglio, però, è difficile che avvenga mediante un conflitto e la sua buona ed efficace elaborazione. È più probabile, ahinoi, che quel risveglio avvenga mediante forme antagonistiche che auspichiamo non troppo distruttive.


Vedi:
Luca Mori risponde a Ugo Morelli su Mentalità totalitaria e ostacoli al conflitto