Il tempo del culto dell'Io

Intervista con Marco Aime che sarà ad Arte Sella il 30 luglio per La Natura del Pensiero, sul tema: La Natura del Sacro/Il Sacro della Natura
di Emanuela Fellin


Hic et Nunc


Agli incontri di Arte Sella su La natura del pensiero quest’anno si parla della natura del sacro e del sacro della natura. Quello antropologico diventa uno sguardo necessario e un passaggio obbligato. Chi meglio di Marco Aime poteva corrispondere alle esigenze di comprendere da vicino alcune implicazioni di un tema così impegnativo. Aime ha studiato e studia alcune delle più significative civiltà africane e ha sempre rivolto la propria attenzione alle nostre culture contemporanee e alle loro più recenti manifestazioni, come la convivenza delle differenze culturali, il razzismo e gli stili di vita. In un fecondo dialogo abbiamo cercato di approfondire con lui il senso del sacro per noi esseri umani.
  • Una domanda che tutti ci facciamo è se esistono esseri umani o società umane che non hanno un rapporto con il sacro e non hanno elaborato esperienze e pratiche religiose.

In tutte le società conosciute si registrano forme di proiezione degli esseri umani al di là della quotidianità; verso qualcosa che vive di principi che non corrispondono alle regole e ai percorsi della vita materiale di ogni giorno. Ci sono, certo, elevate varietà di forme per esprimere questa tendenza, e alcune possono essere anche distanti da quello che normalmente chiamiamo sacro, ma la proiezione verso il sacro pare proprio universale. Anche quando le forme sacre si esprimono in modi che potremo definire laici. Ad esempio in molte società africane occidentali vi è la tradizione dei boschetti sacri. Quando si taglia la legna si rispetta quella parte del bosco perché si ritiene sia abitata da spiriti degli antenati. Un mio amico congolese, del resto, mi fa notare che anche noi conserviamo i monumenti come una forma di sacralizzazione.

  • E noi, oggi, quale rapporto abbiamo con il sacro?

Mentre un contadino del Sahel quando taglia un ramo di un albero, appoggia poi la mano sul taglio in forma di preghiera per l’offesa arrecata all’albero, o un Inuit quando pesca un pesce esprime una preghiera all’animale in forma di scusa, noi abbiamo laicizzato tutto fino all’estremo consumismo. Eppure sotto la nostra propensione a separare i valori dai comportamenti si possono intravedere molte forme di sacralizzazione rituale, anche se spesso sembrano più costruite che vissute. Mentre in molte società tradizionali, come ci ha mostrato Victor Turner, si ha un senso del tempo che porta a parlarne usando il pronome “lui”, noi releghiamo certe ritualità al cosiddetto tempo libero che viviamo come uno spazio separato.

  • Nella ritualità della vita quotidiana delle nostre società contemporanee è il consumo che sembra svolgere una funzione connessa al sacro, unitamente alle forme di culto del corpo.

I mercati tradizionali africani ( su cui Aime ha scritto un libro importante, La casa di nessuno, pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri; n.d.r.), sono soprattutto luoghi di incontro, come del resto accade anche da noi nei piccoli paesi. Il rituale dell’incontro li rende significativi e importanti come luoghi di riferimento. Nei nostri centri commerciali tende a replicarsi la situazione di “non-luogo” indicata da Marc Augé. Pur se nel tempo sono diventati almeno in parte punti di riferimento, a mancare è soprattutto la dimensione relazionale. Per quanto riguarda il culto del corpo, basti pensare ai tatuaggi. A partire da una pratica tribale in Oceania tra i Maori, oggi la loro diffusione appare strettamente legata alla volontà di esprimere qualcosa di sé attraverso il corpo.

  • Un aspetto di particolare importanza nel nostro tempo riguarda l’uso politico e distruttivo del sacro.

Sono soprattutto i monoteismi ad essere alla base di questa deriva. Con i politeismi le cose vanno in modo diverso. Questo non significa che in quei casi non ci sia la guerra, ma i politeismi risultano più traducibili, consentono più possibilità di approssimazione e di mediazione. Il monoteismo comporta una radicalizzazione con conseguenti processi di negazione, esclusione ed offesa. La realtà è come noi la pensiamo e le religioni possono diventare strumento politico radicalizzante, come sta accadendo in buona misura oggi.

  • Viviamo oggi, nella maggior parte dei casi, una solitudine pervasiva che potremmo chiamare “solitudine sacralizzata”…..

Ci è venuta a mancare la dimensione del tempo. Tutto viene bruciato in pochi secondi. Se pensiamo alla fotografia, come mi ha detto Uliano Lucas, ci sono fotografie che sono divenute icona di un tempo. Oggi in rete, sui siti dell’informazione, una fotografia rimane per pochi secondi. Viviamo in un eterno presente. Per essere comunità c’è bisogno di tempo. Diventiamo invece sempre più egocentrati con poca capacità di relazione. Questa dilatazione del presente genera uno scarso senso del passato e poca capacità di pensare il futuro. Il sacro si riduce al culto dell’io.