Risorse naturali, sistemi locali e responsabilità individuale

Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc


Apprendiamo dall’autorevole osservatorio Global Footprint Network, che da molti anni calcola l’impronta ecologica dei diversi stili di vita sul pianeta, che dal 22 agosto saremo in riserva. Come dire che da quel giorno consumeremo risorse che il pianeta terra non è in grado di rinnovare e attingeremo alle risorse che non si rinnovano e, perciò, si esauriscono per sempre. Che cos’è l’impronta ecologica? Detto semplicemente è la misura di quante risorse naturali consuma una persona in base allo stile di vita che ha. Sappiamo che ai ritmi attuali di consumo la popolazione mondiale avrebbe bisogno di un pianeta e mezzo per soddisfare i propri bisogni. Sappiamo ancora che esistono molte e profonde disuguaglianze negli stili di vita e consumo. Gli abitanti degli Stati Uniti, infatti, consumano come se avessimo a disposizione cinque pianeti Terra; quelli del Regno Unito, come se ne avessimo tre e mezzo circa; gli italiani come se di Terre ne avessimo due virgola sette; gli indiani hanno un’impronta ecologica di zero virgola quattro e, quindi, consumano meno degli altri. L’overshoot day è un concetto per ora apparentemente lontano e distante, ma diventerà presto, purtroppo, un giorno importante e problematico. Si tratta del giorno di ogni anno in cui si esauriscono le risorse rinnovabili. La preoccupazione principale sta nel fatto che di fronte a questa situazione non si registra nessuna inversione di tendenza. Anzi. Il rischio più alto deriva dall’arresto di ogni progetto politico internazionale, soprattutto dopo il fallimento della Conferenza di Copenaghen. Se una parte della questione deve essere certamente affrontata a livello di organismi e accordi internazionali e dei singoli stati, il problema del sovraconsumo può essere validamente e responsabilmente preso in mano a livello di sistemi e comunità locali. A quel livello entrano in gioco le responsabilità e i comportamenti di ognuno di noi. Si ha sovraconsumo, infatti, quando si eccedono le capacità rigenerative di un ecosistema sfruttato dall’uomo. Un’inversione di tendenza si potrà avere quando smetteremo di rinviare la questione solo alle decisioni dei massimi sistemi e inizieremo a comportarci in maniera più appropriata alla situazione critica nella quale ci siamo cacciati. Nei sistemi locali si possono prendere decisioni importanti riguardanti le emissioni inquinanti in atmosfera e ognuno di noi può ridurre l’uso dell’automobile di una misura molto significativa. Ognuno di noi può ridurre drasticamente la quantità di rifiuti inutili e dannosi. Possiamo consumare meno carne e ridurre i riscaldamenti e le climatizzazioni con esiti molto importanti. L’efficienza energetica, insieme alla riduzione dell’uso dei combustibili fossili, con investimenti nelle fonti rinnovabili, possono creare ambienti più vivibili e anche più attraenti nelle comunità locali. Il giorno in cui andiamo in riserva era stato il 19 dicembre nel 1987. È il 21 agosto nel 2010. Ognuno può agire direttamente per invertire la tendenza e non consumare le risorse di riserva togliendole ai nostri figli e alle generazioni future.