I paesaggi del limite
Di Ugo Morelli. Hic et Nunc Riteniamo di essere perlopiù in grado di tenere sotto controllo le nostre azioni e il nostro ambiente. Ci sentiamo nella maggior parte dei casi liberi di indirizzare le nostre scelte che sarebbero comunque guidate da una razionalità forte. Tutto ciò ci rassicura e rende accettabili e vivibili i nostri giorni. Ma le cose stanno davvero così? Pare proprio di no e quando ce ne rendiamo conto, seppur raramente, ci pare di sentire una parte di noi che si arrabbia con l’altra, denunciando la rottura della tranquillità e chiedendo di non essere portata a pensare e magari a farsi delle domande anche scomode e inquietanti su noi stessi, sul nostro presente, sui nostri modi di vivere. Insomma il senso comune si erge a baluardo della tranquillità e del quieto vivere e tenta di mettere a tacere ogni apertura di riflessione critica. Se però ce la facciamo a tenere almeno in parte aperto il dubbio e a farci qualche domanda, possiamo accorgerci che la consuetudine e il conformismo ci stanno facendo scivolare in una staticità, per giunta litigiosa, particolarmente problematica per l’evoluzione delle nostre comunità. Il magnetismo del consueto domina la scena e non si notano moti di discontinuità e aperture necessarie in grado di prendere piede e affermarsi. Lo hanno detto con chiarezza anche gli architetti in occasione degli approfondimenti e delle discussioni sul futuro della città capoluogo. La mancanza di una visione evolutiva della città, l’assenza di una strategia che sappia connettere tra loro le diverse componenti distintive e caratterizzanti, l’esigenza non soddisfatta di collegare una vocazione con le prassi concrete - un esempio tra tutti potrebbe essere il traffico in centro e la sua crescente invadenza; un altro esempio potrebbe essere l’invivibilità di piazza Mostra per il sistema dei parcheggi e della viabilità – rischiano di creare una situazione di degrado e di degenerazione. La cosa che più fa riflettere è la pervicacia con cui si continua a non ascoltare le riflessioni di chi da tempo indica i problemi esistenti e propone anche qualche via d’uscita. Ci si conforma al secolo diversamente dall’invito paolino: "E non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente...." (Romani 12:2). Ecco, il rinnovamento della mente: quello sì che è un tema decisivo su cui non bisognerebbe rinviare né transigere. Eppure gli investimenti in cultura che sono stati fatti, alcuni di particolare valore e distinzione, non sempre sono portati avanti con coerenza in modo che possano fare da lievito per le comunità e i territori. Si assiste allora a scollamenti problematici quando non a difficoltà a veder crescere fino in fondo le istituzioni della cultura, col rischio di diventare un paesaggio del limite e non un paesaggio del possibile. |