Segnalibri d'artista

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc


Nell’intimità della lettura ognuno di noi si misura col segno. Non solo, ovviamente col segno dellaparola scritta, ma col segno che tracciamo col dito, a volte, leggendo, come fanno i bambini, o col segno della sottolineatura per ricordarci di qualche frase o capoverso che ci interessano o raggiungono particolarmente. C’è un modo, però, di segnare il libro che è davvero particolare: quello di utilizzare un rettangolo di carta di qualche tipo per ricordare la pagina dove siamo arrivati a leggere, quando, o per scelta o per necessità, dobbiamo sospendere la nostra lettura. Quei rettangoli di carta sono di ogni tipo e misura. Ne producono gli editori per proporre, intanto, altri libri; ne produciamo noi usando una cartolina o un post-it, o riciclando altri pezzi di carta più o meno significativi, in base alla nostra esperienza. A volte, semplicemente pieghiamo una pagina, facendo un cosiddetto “orecchio”, che tanto indispettiva qualche nostro insegnante bibliofilo o indispettisce anche noi. Quei rettangoli di carta si possono impreziosire e diventare oggetti di arte e di attenzione, fino a trasformarsi in compagni fedeli da trasferire da libro a libro. In questo modo divengono “il” segnalibro e non più un segnalibro qualsiasi. Cosicchè al cambiare del libro permane e ci fa compagnia l’oggetto con cui lo segniamo. Una mostra delicata e densa di significato sta esponendo in questi giorni, a Trento e Rovereto, rispettivamente all’Hortus Artieri e alla Biblioteca Civica G. Tartarotti, una collezione pregiata di segnalibri d’artista. L’iniziativa mostra opere di particolare bellezza, realizzate da un significativo numero di artisti, che si sono cimentati con la realizzazione di opere d’arte in piccoli superfici della dimensione di un segnalibro, appunto. Non ne citeremo qui nessuno per nome, tranne una, non solo per non far torto ad alcuno, ma soprattutto perché le opere sono tutte di raffinata e intensa fattura. Un elevato livello di originalità emerge dai tratti degli artisti e pare proprio che lavorare su superfici costrittive aiuti la creatività. Fa riflettere in particolare la festa dei colori, unitamente alla varietà delle ispirazioni, che vanno dalla natura all’astrazione, dalla meditazione alla materia. Ci immaginiamo, quindi, le mani di coloro che utilizzeranno quelle piccole opere d’arte per accompagnare i tempi della lettura e della riflessione e siamo presi da un moto di coinvolgimento e di libertà. Quella libertà che la lettura di ogni libro, in diversa misura ci induce, aprendo la mente a territori almeno in parte sconosciuti. Il segnalibro diventa un viatico, un compagno di viaggio per quell’avventura. L’eccezione nel citare un nome d’artista presente alla mostra è per Mariolina Damonte: il suo lavoro è l’esito di un’elaborazione personale e poetica di rara intensità, in dialogo col mondo interno e la natura del mondo in cui viviamo, un “segnadentro” che non si dimentica.