Muri e responsabilità

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

La vita ci presenta situazioni in cui non può esserci spazio per il dubbio. Sia a livello personale che sociale. Il dubbio è un decisivo compagno di viaggio, ma in certi casi non si riesce a dargli spazio. E con ogni evidenza sarebbe sbagliato farlo. Il “muro” al Brennero appartiene a quelle situazioni sulle quali non possono esservi dubbi. Ogni analisi giunge alla stessa evidenza. Ogni smentita non ha consistenza. Tutto è chiaro. Quella chiusura risponde solo a un errore. Continuare a fare una manutenzione straordinaria tardiva e inefficace di situazioni deteriorate serve solo a farsi del male. Come ha sostenuto Giulio Giorello nell’intervista al Corriere del Trentino di sabato scorso, “impariamo dalla storia. I muri producono macerie”. Abbiamo bisogno di cambiare posizione e di assumere su una questione così decisiva una strategia chiara e condivisa, a livello di governo locale e nazionale. Il degrado del sentimento e delle prassi di civiltà è, purtroppo, ampio e diffuso. A preoccupare è, in particolare, la soglia dei comportamenti civili degni di tale nome. Si ha troppo spesso la sensazione che non agisca, in parecchi campi, la vergogna, come calmiere e deterrente rispetto all’assunzione di certe posizioni e di certe dichiarazioni. Pare, ad esempio, che se un’azione o un comportamento non sono perseguibili per legge, siano ammessi. Prima del livello della perseguibilità legale esiste la responsabilità individuale; prima si pone una questione di reputazione e di dignità; prima c’è il valore dell’esempio. Se si collegano alcune vicende accadute negli ultimi tempi a livello locale e la necessità che avremmo oggi di alzare la testa per esprimere con determinazione una posizione contraria a quanto si intende fare al Brennero, dobbiamo chiederci se ci siamo messi in condizione di poter parlare una lingua chiara e di poter assumere una posizione forte per impedire quella che a tutti gli effetti si propone come una decisione sbagliata. Non si tratta di alzare la voce e basta. Vorremmo vedere all’opera un coordinamento tra il livello locale delle due realtà provinciali di Bolzano e Trento e il governo nazionale, per evidenziare le ragioni civili, sociali ed economiche che mostrano la gravità di una scelta inaccettabile. Le ragioni civili dovrebbero essere evidenti. Creare confini e barriere oggi è talmente antistorico che non può creare altro che conseguenze regressive drammatiche sulle nostre vite e quelle dei nostri figli. Dal punto di vista economico le conseguenze negative sono così gravi da non richiedere neppure calcoli sofisticati. Socialmente parlando i costi di società chiuse sono oggi del tutto inaffrontabili. Laddove ci pare di ravvisare una debolezza, nel rapporto fra le divisioni interne a livello locale, con episodi aggravanti di comportamenti inopportuni, e i drammatici propositi di un paese vicino, vorremmo essere parte di una presa di posizione chiara e determinata per una prospettiva di civiltà.