La miseria sessuale

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

Se un giornalista di origini algerine scrive che il mondo islamico è incapace di accettare la libertà delle donne, viene attaccato frontalmente e accusato di islamofobia, in particolare dal mondo accademico occidentale. Pare importante pensarci, soprattutto alla luce dei modi che abbiamo di vivere le relazioni tra donne e uomini, il genere e la sessualità. Kamel Daoud aveva commentato i fatti di Colonia parlando di “miseria sessuale”, nell’analizzare i comportamenti che si erano manifestati la notte di Capodanno a Colonia. A causa delle reazioni contro la sua analisi, egli decide di smettere di fare il giornalista. Dobbiamo pensarci; è necessario domandarsi, anche nelle nostre comunità locali, quanto sia possibile perseguire e dichiarare l’effettiva natura dei fatti, oltre le ideologie. Nascosti dietro il perbenismo delle “pari opportunità” o delle commissioni dedicate alla parità uomo-donna, ma anche dietro la formalità del “marito che lava i piatti”, spesso non ci rendiamo conto di quale sia l’effettiva natura del problema. A partire dal rispetto per le differenze di valori e di culture, e considerando che i principi morali sono relativi, dovremmo però avere il coraggio di affermare che esiste un principio etico fondamentale. Quel principio, come l’ha formulato Heinz von Foerster, sostiene: agisci in modo da aumentare il numero delle possibilità altrui e proprie. Quando un comportamento, pur basato su lunghe tradizioni culturali e su valori di lunga durata, va nella direzione di diminuire o ledere le possibilità individuali, in termini di libertà di essere ed esprimersi, deve essere aiutato a cambiare o, in casi precisi, essere impedito. Diversamente si rischia di scadere in un lassismo relativista che diventa davvero pericoloso. Le culture e i valori sono costruzioni storiche e sociali, e come tali cambiano nel tempo e si possono cambiare. Accettare e riconoscere l’altro non vuol dire rinunciare a se stessi. Non vuol dire neppure accettare o adottare acriticamente i suoi comportamenti. L’altro è tale perché è com’è, così come noi siamo come siamo, a un momento dato. Ma la convivenza è relazionale e può nascere solo dal dialogo, cioè dalla combinazione di due o più pensieri che interagiscono, magari confliggendo per elaborare le differenze, ma non con la rinuncia a se stesso di uno dei due. Siamo esseri intersoggettivi e possiamo cambiare nella reciprocità. Questa è la sfida che abbiamo di fronte nelle società multietniche in cui già viviamo. D’altra parte, con modalità diverse, la “miseria sessuale” maschilista che viene da lontano, non appartiene, purtroppo, ad una sola tradizione culturale o religiosa che sia, ma con intensità diverse connota le relazioni uomo-donna. Anche quelle interne al mondo accademico. È da qui che bisognerebbe partire.