Cambiare si può

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

“Viviamo la fatica del non riuscire a fare niente; aspettiamo tutto; siamo incapaci di organizzare e prendere decisioni. È necessario tornare ad avere coscienza del tempo”. Così si è espresso Alain Touraine nel ricevere il premio Nonino. Eppure, nonostante tutto, si può vivere il presente con una visione progettuale, per quanto difficile possa essere provarci e, soprattutto, riuscirci. Leggendo l’intervista all’assessore Carlo Daldoss sul Corriere del Trentino di domenica, a proposito della tutela e della valorizzazione della Marmolada, si avvertono alcuni fattori di forza di un progetto di governo e l’efficacia della riflessione e del dialogo. Gli elementi per prendere la strada giusta, come spesso accade, sono sotto gli occhi di tutti, mai come in questo “inverno fiorito”, come lo ha definito con un’ironia che impensierisce e fa paura, The Guardian. La crisi ambientale da riscaldamento; i costi dell’innevamento artificiale; l’esigenza di cambiare strategia; la sempre maggiore rilevanza della tutela dei nostri ambienti di vita. La continuità, che si richiama nell’intervista, con il “lunghissimo lavoro” di confronto avviato con l’assessorato Gilmozzi, denota non solo uno stile raro in politica, ma anche il valore di agire per problemi e con un orientamento strategico di governo, decisivo per fare bene le cose. Se poi il tutto riceve attenzione e riconoscimento anche da chi è impegnato nella tutela dell’ambiente e della montagna, vuol dire che qualcosa sta cambiando davvero riguardo alla sensibilità ambientale, al paesaggio, al territorio e alla vivibilità. L’aspetto forse più rilevante degli orientamenti emergenti dall’intervista, riguarda le indicazioni propositive della conversione ecologica necessaria, e le opportunità del turismo estivo e di un diverso modo di favorire e promuovere la fruizione della montagna, che finora sono state decisamente trascurate. Con la modalità tipica di insistere sull’esistente, soprattutto se quel’’esistente è stato motivo di successo, abbiamo continuato a vedere la montagna con uno sguardo monoculturale. Questo ha portato a una specializzazione basata sul principio più o meno implicito del “di più è meglio”. Non si vedono purtroppo capacità di iniziative imprenditoriali private capaci di cambiare strada. Allora ben vengano indicazioni di governo e scelte come quelle per la qualificazione del lago della Fedaia in accordo con il Veneto. Del resto la fragilità del sistema alpino e dolomitico è stata già sfidata fino al limite. Piuttosto che puntare a uno sviluppo intensivo e rischioso per l’ambiente, con esiti che potrebbero pregiudicare il futuro, sembra lungimirante puntare sulla valorizzazione ambientale e culturale, per uno sviluppo sostenibile e per la tutela dei patrimoni naturali che l’Unesco ha riconosciuto.