E la libertà di pensiero?
Di Ugo Morelli. Hic et Nunc La libertà di stampa e di pensiero si fonda sul principio che, a parte rare ed eccezionali situazioni, idee liberali e democratiche trionfino sempre sul loro contrario. In nome di questo principio si riconosce l’importanza che ogni punto di vista sia espresso, e che il confronto tra opinioni e posizioni diverse produca un esito desiderabile per la libertà e la democrazia. Accade però, di questi tempi, che la paura induca alla giustificazione di una specie di “legge del taglione” delle idee. Le posizioni ispirate dalla paura hanno questo di magnetico: che producono un senso di sicurezza, magari effimero, ma apparentemente appagante. Nulla a che vedere con la efficace soluzione di conflitti e con la buona elaborazione delle differenze, ma nell’immediato chi sostiene quelle posizioni semplificate si sente più forte e sicuro. Per strada e nelle case, su quelli che sono i problemi più drammatici e urgenti del nostro tempo, il dialogo tra popoli e culture con la grande tragedia delle migrazioni, e il riscaldamento globale con conseguenze fortemente ansiogene anche in casa nostra, si sentono sempre più spesso prese di posizioni drastiche e pretenziosamente risolutive. Non solo, ma ogni indicazione, per quanto attenta e garbata, di prestare attenzione alle sfumature e di riflettere senza scadere in antagonismi del tipo “mors tua, vita mea”, è trattata con fastidio, quando non induce al sospetto di essere fiancheggiatori del “male”, che è sempre degli altri. Chiudere la bocca a opinioni diverse per illudersi di garantirsi un senso di sicurezza maggiore è, insomma, una forte tentazione di questi nostri tempi duri. Una funzione decisiva in questo campo la svolgono i mezzi di informazione. Anche ognuno di noi può fare molto, però. A partire da un piccolo esercizio. In particolare sappiamo con evidenza che tendiamo alla conferma delle nostre opinioni e convinzioni. Chi è convinto, come dice la parola stessa, vince due volte su se stesso e su ogni possibile dubbio. Anche se è difficile, si può imparare a dubitare e a chiedersi che cosa potrebbe non essere proprio così, di una nostra convinzione. Soprattutto quando ci appare certissima. Sacrificare il dubbio sull’altare della certezza sembra rassicurante ma, spesso, acceca. È esattamente nelle situazioni di crisi che dovremmo non perdere di vista l’importante fondamento dei diritti alla libertà di parola e di pensiero, anche quando sono contrari al nostro punto di vista. Quegli antidoti che servono a non criminalizzare il dissenso sono fecondi per la democrazia e per la nostra libertà, e sono anche generatori di effettive possibilità di dialogo in quanto aprono alle buone ragioni dell’altro che, non dimentichiamolo, è l’altra metà necessaria del nostro cielo. |