Bel tempo?

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

Vorrei fare una modesta proposta: cambiare il modo di dire a proposito del tempo. Quando ogni mattina il cielo è terso, anche se offuscato dall’inquinamento, propongo che non si dica più che è bel tempo. E caso mai piovesse o nevicasse, di dire: che bella giornata! Mi piacerebbe che questa proposta venisse discussa per cercare di riflettere sul rapporto tra le decisioni a breve termine e le loro conseguenze nel tempo. Le decisioni a breve termine, infatti, hanno un costo a lungo termine. Assistendo alle soddisfatte e compiaciute manifestazioni sportive invernali e alle piste da sci affollate, in questi giorni si è di fronte a un dilemma: tapparsi la bocca per non rompere le uova nel paniere, o scuotere se stessi e qualcun altro per chiedersi insieme: ma dove stiamo andando? Siccome quelle che sono nel paniere non sono uova, ma illusioni di uova, allora qualcosa bisogna pur dirla. Partiamo da una semplice e dura considerazione: se all’epoca della prima conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, a Berlino nel 1995, avessimo preso la decisione che è stata presa a Parigi qualche giorno fa, l’obiettivo del tetto dei due gradi di aumento del riscaldamento globale sarebbe stato perfettamente raggiungibile. Ora, riteniamo che non sfugga il fatto molto semplice che da allora sono passati solo vent’anni. Quell’obiettivo non fu fissato allora e, in così poco tempo, già non siamo più in grado di perseguirlo, a causa del peggioramento complessivo delle condizioni. Ma anche a causa di un accordo come quello di Parigi che non è vincolante per quanto sia rilevante. Vediamo fiorire i narcisi e assistiamo alle scene delle piste di sci che sembrano nastri bianchi per decorare il nostro scontento; ma lo show deve continuare. Avevamo parlato di “sindrome del Titanic” a proposito dell’atteggiamento e dei comportamenti rispetto al riscaldamento globale, e purtroppo mostriamo di agire proprio così. Non sono poche le località alpine che hanno una carenza di acqua che ormai mette in discussione l’uso domestico, eppure non si sente una sola voce critica verso l’uso indiscriminato delle riserve idriche per fare la neve artificiale. I delegati di Parigi si sono congratulati tra loro per un accordo più forte di quanto ci si aspettasse; quell’accordo giunge in ritardo e non contiene vincoli. Si consegna ai comportamenti locali e alle scelte personali: cioè a una nuova cultura che, nonostante alcune scelte educative faticose, mostra di non emergere. Sappiamo, inoltre, che l’ambizioso obiettivo dei due gradi non sarà sufficiente per affrontare i problemi più rilevanti. In questi giorni di buoni propositi, facciamone uno degno di tale nome: proviamo a cambiare idee e comportamenti sulla vivibilità nostra e dell’ambiente di cui siamo parte.