Noi, nascosti nella rete

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

“Del resto, la parola ‘schermo’ non significa ‘ciò che mette in contatto’ ma al contrario ‘ciò dietro cui ci si può nascondere’ “, così, in modo fulmineo si esprime l’attore Roberto Scarpa in un saggio in pubblicazione sulla rivista Educazione Sentimentale. Gli schermi dietro i quali ci nascondiamo oggi sono molti. I più evidenti sono quelli tecnologici della nostra quotidianità come il cellulare, il computer, la televisione e simili. Dietro essi nascondiamo identità, ansie, paure, ma anche affetti, desideri, impegni diretti. Esistono poi gli schermi interiori, quelli che erigiamo per proteggerci dall’assunzione di responsabilità o dall’investimento in prima persona. In tutti quei casi rinviamo alle responsabilità altrui o rinviamo del tutto. Spesso allontaniamo il problema come se non ci riguardasse. Vivere in realtà locali ristrette, ad esempio, oggi autorizza a erigere schermi rispetto a quello che accade nel mondo e, quindi, anche da noi. Il tema del clima e del riscaldamento globale è un esempio evidente di schermo protettivo, purtroppo finto e vano, che utilizziamo per non vedere o rimuovere il problema come se non ci riguardasse e coinvolgesse. L’atteggiamento prevalente richiama quei cartelli all’inizio dei paesi che, prima di Cernobyl, dichiaravano denuclearizzato quel territorio comunale. Ci siamo accorti allora, a nostre spese, che un evento lontano era incredibilmente vicino. È un tratto caratteristico della nostra mente, anche per la difficoltà e impossibilità a contenere tutto, attivarsi e interessarsi a un fenomeno in modo inversamente proporzionale alla distanza. Se un evento è lontano ci raggiunge e sollecita meno di un evento vicino. Se è materiale è molto più provocante e coinvolgente di un evento immateriale. Sono tratti del nostro modo di essere riconducibili molto probabilmente alla nostra storia evolutiva. Allo stesso tempo sono una prova delle difficoltà che facciamo a diventare esseri planetari, abitanti del pianeta e appartenenti tutti a un comune destino. Non c’è un piano B per il cambiamento climatico: questo ha detto il principe Carlo alla Conferenza internazionale sul clima in corso a Parigi. Non abbiamo una seconda possibilità e siamo di fronte all’ultima chance: sono le generazioni che vivono oggi ad avere la responsabilità di provare a cambiare comportamenti e scelte. Siamo noi a doverlo fare. Il fatto che si tratti dell’ultima chance non ci aiuta. Gli stati di ansia si intensificano di fronte a situazioni ultimative e inducono spesso a voltarsi da un’altra parte. Il governo cinese, mentre invita gli abitanti di Pechino a non uscire di casa per l’inquinamento, nega l’inquinamento stesso e falsifica i dati. L’india sostiene che ha diritto di crescere e di bruciare carbone. Noi non rinunciamo alle carni rosse, una delle principali cause di emissione, e così via. Gli schermi sono davvero tanti e dietro essi rischiamo di scomparire. A meno che non ci chiediamo finalmente: cosa posso fare io?