Autonomia e responsabilità *

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

Una provincia allegorica, autoreferenziale e mai metabolizzata. A pensarci bene la modalità effettiva di declinare l'autonomia da parte dei trentini riposa in buona misura su queste tre categorie. Partendo dall'ultima, e fatte le solite eccezioni, verso l'autonomia persiste l'effetto sorpresa: qualcuno ce l'ha fatta ad ottenerla; noi tutti ce la siamo vista arrivare; con una posizione da raccoglitori ne abbiamo fatto e ne facciamo comodo uso; ma siamo ben lontani dal metabolizzarla, dal farla diventare azione praticata e responsabilmente agita nelle scelte personali e collettive. Se autonomia è azione responsabile e ricerca delle condizioni per creare il proprio contesto riconoscendo le interdipendenze con il mondo, l'orientamento alla chiusura misto all'imitazione non sempre consapevole di modelli impropri ha prevalso e prevale, con un effetto di modernizzazione senza coerenza tra forme dello sviluppo e profondità del tessuto socio-culturale. L'autonomia insomma non riesce a diventare lievito di se stessa. Tutto ciò appare in particolare evidenza oggi, che alcune delle condizioni di disponibilità di risorse stanno cambiando e sarebbe necessario un salto di qualità verso un profondo cambiamento e effettivi processi di innovazione. La pasta evidentemente non é lievitata e quindi non si riesce a produrre il pane che sarebbe necessario. L'autoreferenzialtà, tra tutte le cause di questo stato di cose è forse la più rilevante. Non si tratta solo del campanilismo, che potrebbe essere persino una questione blanda e folclorica, ma della persistenza a voler guardare il mondo dal luogo in cui si vive, misurandolo con le categorie del localismo, senza riuscire a guardare i luoghi dal mondo: oggi l'unico sguardo possibile. Questa dinamica tende a produrre un effetto evidente del "non vedere di non vedere". Non solo non si vede, ma non si vede che non si sta vedendo. Il turismo, la cooperazione, la cultura, sono solo esempi sotto gli occhi di tutti. Per questa via si giunge persino al punto di autoinvidiare le cose ben riuscite e le eccellenze. Recentemente in un incontro al Ministero della cultura abbiamo sentito dire che, sì, il Muse sta andando bene ma bisogna stare attenti che non cresca troppo. Il fatto importante è che a dirlo fosse un responsabile trentino, e neppure uno qualsiasi. Per queste vie l'autonomia rischia di diventare un'allegoria di se stessa. Una di quelle cose disegnata e ridisegnata, così tanto bene raccontata e poi riposta da esserci dimenticati che, per esistere, deve trattarsi di una prassi concreta basata su un fondamento culturale forte. Come nell'esperienza individuale, per crescere, abbiamo bisogno di una base sicura, sia da piccoli che da adulti,così nella vita collettiva siamo i principali responsabili dell'uso che facciamo delle nostre possibilità. E l'autonomia è una possibilità che richiede una prassi responsabile. Diversamente rischiamo di invecchiare prima di crescere.

* Corriere del Trentino, 19-11-2015