Pensare

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

Come si alimenta la creativa immaginazione? Pare che ci voglia sia un certo vuoto, un’assenza o almeno una distanza da un oggetto, sia un bisogno di conforto, di un oggetto accessibile e raggiungibile, impressionabile, interessato, possibile da trattenere. Se è dalla creativa immaginazione che nasce il pensiero, tuttavia non si pensa da soli. Lo “spazio noi-centrico” di ognuno, che ci permette di entrare direttamente in comunicazione con le molteplici relazioni intenzionali manifestate dagli altri è implicato nell’alveo da cui emerge il pensiero. Quello spazio rappresenta una formidabile spinta per lo sviluppo delle forme più articolate e sofisticate di intersoggettività. È questa relazione d’identità che ci consente di comprendere il comportamento altrui e le intenzioni che lo hanno promosso, di imitarlo, di apprezzare e comprendere direttamente il significato delle sensazioni ed emozioni esperite dagli altri. La tolleranza del vuoto, della distanza, dell’assenza è all’origine del pensiero e del pensare. Se la formazione, intesa come sostegno alla messa in forma di se stessi e dei mondi della vita, ha una funzione, essa è senz’altro riconducibile allo sviluppo della capacità di pensare. Accedere al vuoto o, perlomeno, ridurre le difese da esso, e favorire la raggiungibilità dell’oggetto, la sua riconoscibilità e la sua praticabilità sono funzioni proprie del lavoro formativo. Pare esservi in ognuno una pre-concezione che nel momento in cui si incontra con una realizzazione dà vita ad una concezione. Quel congiungimento e quel concepimento sono possibili se si è aiutati a contenere e a elaborare la frustrazione implicita nella ricerca e nell’attesa, in modo che le impressioni e le esperienze emotive si trasformino in pensiero. Se al principio occorrono almeno due persone per pensare - così come il presupposto della nascita del pensiero nel bambino è una madre che pensa il bambino e per il bambino - allo stesso modo la formazione si propone come un sostegno alla capacità di pensare e elaborare le trasformazioni di sé, delle relazioni e delle proprie forme di vita.

W.R. Bion, (1967), Una teoria del pensiero, in Analisi degli schizofrenici e metodo psicoanalitico, ed. it. Armando, Roma 1970.

D. Winnicott, (1971), Gioco e realtà, ed. it. Armando, Roma 1987.