Cosa può fare l'arte per noi*

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

L’immaginazione e l’arte creano nuove forme nella mente. Per questo un sistema sociale locale si prepara il futuro se investe in arte e cultura. Ma non se investe per calcolare deterministicamente e in modo immediato e pratico il ritorno su quegli investimenti. Si ha spesso l’impressione che manchi il linguaggio per comprendere il valore effettivo dell’arte e della cultura. Le modalità poco eleganti e approssimative, quando non offensive per gli investimenti pubblici fatti e le persone coinvolte, con cui si affrontano le questioni aperte come il Mart o le Albere, ne sono una prova. Quando si parla di arte e cultura non si parla di beni seriali e riproducibili, come bottiglie di spumante o stufe. Per avere una “testa ben fatta” ci vuole una buona educazione familiare e una ventina di anni di educazione e formazione scolastica, oltre che un contesto favorevole. In arte e cultura si tratta spesso di forme futili, passeggere, aleatorie, impercettibili. In certi casi e in certe esperienze, o in presa diretta, o con la mediazione del feeling, le strutture emotive di base che generano quei processi si traducono e sono catturate in manifestazioni inedite. La creatività si configurerebbe, pertanto come un processo di composizione e ricomposizione almeno in parte originale di repertori disponibili. Connessa al linguaggio verbale e al comportamento simbolico, essa potrebbe essere, a certe condizioni, una caratteristica distintiva di homo sapiens, emersa con l’evoluzione. Saremmo perciò dotati di una distinzione specie specifica che, esprimendosi in una tensione rinviante, una propensione a rinviare sempre all’oltre rispetto all’esistente, fa di noi una specie naturalmente creativa, nel bene e nel male. Una domanda decisiva è: perché utilizziamo così poco e solo parzialmente la nostra capacità creativa? La fedeltà al presente come continua sfida alle cose che si pensava di aver capito dovrebbe essere il nostro modo di stare al mondo, oggi più che mai. Ma da dove può venire quella disposizione verso il presente, senza consegnarsi al passato o fare spericolati capitomboli verso il futuro. Per quel poco che ne sappiamo essa può essere generata da una adeguata disposizione a investire in arte e cultura e dall’impegno nella ricerca. Questo in Trentino è stato fatto. Si tratta ora di valorizzare e non dilapidare per le cosiddette ricadute e i presunti vantaggi immediati di qualche categoria economica dormiente quello che è un bene pubblico di tutti. Fernando Pessoa, da par suo, ha scritto: “La letteratura, come tutta l’arte, è la confessione che la vita non basta”.

*Corriere del Trentino, 3 gennaio 2015