25 novembre - Giornata Contro la Violenza sulle Donne
Il rituale e la responsabilità


Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

Anche quest'anno, il 25 novembre, ci disponiamo a…. celebrare? festeggiare? vivere? …. la giornata contro la violenza sulle donne. Sono quelle situazioni in cui non si sa cosa dire eppure, allo stesso tempo si sente l’importanza di parlarne o scriverne. Chiedendosi il perché del disagio, emerge che forse dipende dal fatto che facciamo due operazioni, con queste giornate celebrative, che sono tipiche di ogni rituale. In primo luogo ci disponiamo come verso quei compiti che richiedono aggiustamenti rapidi, di interesse di breve durata, che non costano molto in termini di approfondimento e conoscenza, e rimangono, in fondo, al margine della coscienza. Si tratta di compiti che possono essere eseguiti automaticamente dal cervello e dalla mente, con rapidità e relativo isolamento individuale. La seconda operazione è la separazione, molto comoda e conveniente, tra la vita ordinaria di ogni giorno e gli eventi eccezionali. Certamente, come qualcuno si propone, è necessario sensibilizzare contro la violenza e il femminicidio. Si tratta delle più tremende manifestazioni del dominio del maschile e del codice paterno del potere. È però indispensabile volgere lo sguardo alle relazioni ordinarie della vita quotidiana e stabilire una connessione fra gli eventi eccezionali e la cosiddetta “normalità”. Di quella “normalità” scopriremo allora la responsabilità diffusa nelle parole e nei gesti, anche quelli ritenuti più innocui, e riconosceremo come in essi si annidi il retaggio millenario dell’esclusione femminile, che è anche l’humus da cui si dipartono gli eventi eccezionali, nella maggior parte dei casi. Solo connettendolo responsabilmente alla responsabilità di cambiare le cose nella relazione uomo-donna, in ogni momento della nostra vita, il rituale può evitare di diventare vuoto e falsamente assolutorio.