La riforma della Comunità di Valle
Progettualità politica o populismo?


Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

“Capire consiste nell’immaginare il fatto”, scrive Wittgenstein in The Big Typescript. Pare che sia quello che non si è voluto fare con la riforma istituzionale in Trentino. Anziché immaginare come avrebbe potuto essere l’autonomia e l’autogoverno delle comunità nelle valli, serrando le fila per far funzionare un disegno impegnativo ma foriero di possibilità concrete per governare il proprio destino, si è preferito prendere la strada apparentemente più facile e populista che asseconda i campanilismi e accontenta le aspettative di corto periodo e di ancor più corto respiro. Per immaginare il futuro ci vuole uno sforzo, e il Trentino ha mostrato, anche in questa circostanza, di non riuscire a farlo. Le resistenze sono state molte e le sintetizza bene Alessio Migazzi, Presidente della Comunità della Val di Sole al Corriere del Trentino, quando dice: “Il dato fondamentale è che la riforma del 2006 non ha garantito che i territori contassero a Trento. E questo è avvenuto perché la Provincia non ha riformato se stessa”. Si può aggiungere che i territori non hanno mostrato una capacità effettiva di guardare avanti e oltre i localismi, e le forze politiche non hanno sostenuto un disegno decisamente innovativo di governo locale con convinzione, quando non hanno soffiato sul fuoco del campanilismo. La riforma poteva certo essere migliorata, ma non è stata questa la via scelta. Le resistenze al cambiamento spesso hanno la meglio, ma non vuol dire che portano al meglio. Gli Stati Uniti insegnano: Barack Obama ha garantito, tra gli altri due passaggi di civiltà decisivi negli Stati Uniti: la riforma sanitaria e le scelte ambientali, ma gli americani non lo hanno premiato. Il fatto è che ha ragione lui.