Una deriva inarrestabile
Le dimissioni di Cristiana Collu


Di Ugo Morelli.

Hic et Nunc

“Non c’è da vergognarsi ad essere pazzi, semmai c’è da vergognarsi a fingere che vada tutto bene”. Così Sara Benincasa qualche giorno fa su Internazionale. L’annuncio delle dimissioni di Cristiana Collu da Direttrice del Mart è solo l’ultimo evento di un progressivo e costante degrado che prosegue in Trentino. In pochi mesi si sta verificando un vero e proprio processo di decomposizione di un intero modello di governo e del disegno che lo aveva concepito e sostenuto. Parlando con le persone si avverte che i più sensibili e responsabili mostrano una forte preoccupazione. Vi è poi chi cerca di vedere se per caso qualcosa non cambi nella capacità di visione e di governo. Segue l’ampia maggioranza silenziosa che o non si accorge o non si interessa a quello che accade. Resta il fatto che nel momento storico di massima necessità di una strategia, non si vedono che minuscole tattiche la cui direzione non è data di comprendere. Le considerazioni espresse da Franco Rella sul Corriere del Trentino a proposito delle dimissioni della Direttrice del Mart sono da condividere e ancor più pare importante la preoccupazione dell’ex-governatore Lorenzo Dellai quando dice di temere un Trentino piccolo e solo. Il fatto è che quello che è un timore per Dellai parrebbe essere un progetto per altri. Due, infatti, sembrano le ossessioni che hanno portato a rendere irrespirabile l’aria per Cristiana Collu e per il suo disegno certamente difficile, ma preciso, di dare una strategia originale al Mart. La prima ossessione è la territorialità del museo. Si tratta di una visione di corto respiro che non smette di guardare alla cultura e all’arte come adesiva e incollata alla tradizione e alla realtà locale, negandone così la funzione principale di apertura e fecondazione, di estensione e crescita delle possibilità, proprio grazie al fatto di portare nei luoghi il mondo. La seconda ossessione ha un nome trito e ritrito: si chiama ricaduta. Dalle prime ricerche condotte subito dopo l’apertura alla situazione odierna, la città di Rovereto e il Trentino non hanno mai smesso di chiedersi, con le braccia conserte, “cosa ci dà il Mart?”. Non hanno mai ridisegnato le proprie strategie in funzione di un distretto culturale in cui fare la propria parte sociale ed economica in modo nuovo anche grazie al fatto che esiste il Mart. Il quale deve fare il museo bene e null’altro; il resto deve farlo chi si dice imprenditore innovando la propria impresa e non occupando il museo. Siamo oggi di fronte all’ennesima marcia indietro, perdendo un contributo scientifico e culturale forte e innovativo come quello di Cristiana Collu. L’aspettativa è che ci si accorga di questa rapida deriva e che qualcuno prenda in mano il timone.