Vocazione e alta formazione

Di Ugo Morelli.

Hic et Nunc

Ci sono due questioni delle quali si parla poco e che potrebbero non solo essere motivo di percorsi di sviluppo per le comunità alpine del Trentino, ma rappresentare anche scelte strategiche per l’innovazione necessaria in questa fase di stagnazione e difficoltà. Solo che per pensarci e confrontarsi bisogna, almeno in una certa misura, andare oltre i ragionamenti di piccolo cabotaggio a cui la crisi sembra costringere e a cui erroneamente quasi tutti sembrano adeguarsi. Le due questioni sono tra loro congiunte e riguardano la prima la valorizzazione delle vocazioni territoriali e la seconda lo sviluppo di competenze elevate attraverso l’alta formazione. Non è difficile, purtroppo, constatare come non si investa decisamente in nessuna delle due direzioni. Da tempo segnaliamo che uno dei problemi principali delle economie locali è la loro scarsa propensione a valorizzare, migliorandoli e perfezionandoli, i vantaggi competitivi distintivi dei luoghi. Una propensione alla genericità delle iniziative e delle scelte economiche; un impoverimento della qualità; l’adozione di forme di standardizzazione basate sull’imitazione di criteri e contenuti operativi poco adatti alle specificità locali, fa perdere di vista e trascurare le vocazioni specifiche dei luoghi, delle valli e dell’intera provincia. La connessione tra la valorizzazione delle vocazioni specifiche e il perseguimento di vantaggi competitivi inimitabili è nota. Per un sistema locale è una via decisiva, soprattutto in tempi di forte propensione da parte di importanti quote di mercato a preferire prodotti e servizi di qualità, connotati culturalmente e territorialmente. Sia le città che le valli, però, tendono più alla standardizzazione che alla valorizzazione delle proprie distinzioni. Quando qualcuno segue la strada della distinzione viene evidentemente premiato dai risultati, mentre è evidente che le vie della genericità comportano costi e fallimenti, ma questi ultimi sembrano non bastare a far cambiare idee e comportamenti. Una delle ragioni per cui si persiste nella stagnazione è connessa strettamente alla seconda questione di cui ci occupiamo in questo articolo: la necessità di investire in alta formazione per far fronte alla carenza di competenze adeguate al tempo presente. Solo la conoscenza è fonte di idee e scelte efficaci. Né le idee, né la capacità di portarle avanti vengono dal nulla. Noi intuiamo, riflettiamo, creiamo vie innovative per nuovi percorsi o per migliorare o perfezionare sotto forme inedite risorse tradizionali. L’humus di questa possibilità è la conoscenza diffusa, il know-how incorporato nei decisori e distribuito in tutti quelli che operano nelle imprese e nelle istituzioni del territorio. Ebbene, si guardi quali sono le azioni formative volte a sviluppare competenze in questa direzione; si guardi quali e quanti sono gli investimenti realmente mirati a questo scopo e quante imprese e istituzioni tendono a dotarsi di competenze simili: per contarle bastano le dita di una mano e avanza qualche dito. Bisognerebbe prenderne atto e cominciare ad occuparsene. Adesso.