Maria Luisa Verderio su Erba cedra e segreti amori di Ugo Morelli

Hic et Nunc

Cara Giovannina,

Ti scrivo sospesa  fra l'azzurro del cielo e il blu del mare, cullata dalle onde, in barca, in questo scampolo d'estate. 

Un appuntamento atteso con la tua storia. Molto felice che proprio a Rovereto le tue memorie siano diventate un libro. 

Cerco tra le pagine i segni che ho tracciato con la matita colorata per imprimere nella mente tutte le parole e le citazioni che meritano una attenzione particolare e scorgo qualche increspatura lasciata dalle lacrime che spesso hanno accompagnato la lettura nei tanti momenti di poesia.

Una lettura,  o meglio, una rilettura non facile. Tu sai... 

Icona di seduzione, brandita come arma di attacco o difesa per sopravvivere rompendo gli schemi e affermare la tua indipendenza. Temuta e criticata soprattutto dal mondo femminile che anche oggi non ti avrebbe dimostrato solidarietà perché, in fondo, i tempi non sono poi molto cambiati.

Confesso di aver goduto con te, momenti di grande piacere sentendo  il tuo respiro, mentre mani rudi affondavano nella tua pelle bianca, vezzo di nobiltà e 

di essere stata travolta dal tuo "Vento di passione" dove scoperta e timidezza si sono fusi con malizia. 

S. A. Kierkegaard scrisse: "È certo che ad ogni donna corrisponde un seduttore.

La sua fortuna e quella di incontrarlo" 

Trovo invece che vera fortuna di ogni donna sia nelle parole illuminate della tua nonna: devi  essere sempre tu a dire quando un uomo entra ed esce dal tuo letto.

Come un profumo i tuoi racconti sprigionano note di testa, di cuore, di fondo. Hai dato luce ad esistenze che nessuno avrebbe mai conosciuto al di là dei confini,  mettendo in risalto la fragilità e le debolezze senza limiti dell'animo umano.

Storie a volte divertenti a volte tragiche da cui emergono le amarezze, le difficoltà e le complessità quotidiane ma anche desiderio, sogni e speranze.

Profumo di erba cedra e altri mille escono dalle pagine, sino a stordire. Molti gli insegnamenti che dai, scritti con minuziose descrizioni in una lingua dove si sente una cultura antica, ricercata e dove ritrovo un amato lessico familiare.

Io sono nata in una città di pianura del nord, simbolo di "progresso" e ritmi frenetici.  Fra miei ricordi  di infanzia ci sono comunque campi di grano con papaveri e fiordalisi, contadini  curvi a mietere, cascine isolate come oasi,  prima che le fabbriche con i miasmi, il cemento e l'asfalto fagocitassero tutto, ma 

posso dire di aver veramente conosciuto la natura che tu così sapientemente descrivi, solo frequentando la tua terra. È stato bellissimo ritrovare fra le righe la fragranza del pane cotto nei forni a legna ormai quasi estinti, il profumo dei fiori, il gusto dei primi frutti, delle verdure appena colte dall'orto, preparate con fantasia, senza sprecare nulla. Accolti ogni volta come doni preziosi e accompagnati da lunghe dispute per confrontarli con i raccolti degli anni precedenti. 

Del terremoto del '62 ho conosciuto solo le case, tutte uguali, costruite lontano dai paesi danneggiati. Abitazioni che non hanno mai conosciuto bellezza, neppure se ripittate.

Piazze nuove, senza anima, che hanno modificato inesorabilmente la vita di chi non ha potuto andarsene,  botteghe con insegne scolorite che testimoniavano maestria unita a povertà, sono ora abitate dai fantasmi.

Il sisma del 1980 l'ho vissuto in diretta, anche se lontana. 

Prima le baracche di legno, poi i fienili trasformati in ville e ville comunali rinate in stile hollywoodiano, 

i padroni di tutte le cose sempre più potenti, i geometri detti 

ingegneri sempre più ricchi, i politici predatori che dominavano amministratori senza lungimiranza, sensali senza scrupoli. 

Paesi di vecchi e vecchie piegati dalla fatica, giovani nullafacenti al bar e pochi emarginati che non hanno saputo approfittare.

Ma anche persone splendide e colte che a costo della loro popolarità, come grilli parlanti, denunciavano tutto, senza essere ascoltati. E ancora una volta si è preferito colare cemento nuovo, senza terminare nulla.

Senza alcun rispetto per le tante dimore ricche di storia. 

Cemento che non ha retto al passare degli anni. In particolare nei luoghi pubblici, perché " ciò che pubblico non è di tutti , ma di nessuno" e nessuno ne ha cura.  

l mio legame con la tua terra e l'amore, in passato, mi hanno fatto essere indulgente giustificare tutto.

È stato bellissimo ritrovare le emozioni della prima volta nel ripercorrere il tuo viaggio dove "C'è la storia".

Mi chiedo cosa rimarrà del passaggio delle ultime generazioni accanto alle mille fontane del re, a Castel del Monte, mio luogo prediletto, a Melfi e gli altri luoghi che ho rivisitato leggendo i tuoi racconti. Forse solo qualche pala eolica, i centri commerciali sorti come nuove cattedrali e le strade che si allagano con ogni temporale. 

Cara bella zingara dagli occhi infuocati, ho intrecciato i miei ricordi con i tuoi, perché una parte della mia vita è molto legata all'Irpinia. Il tuo libro mi rimarrà nel cuore. 

Vedo la tua immagine fondersi con la spuma bianca e svanire nella scia lasciata dalle eliche, sapendo che le mie parole non potranno raggiungerti, ma è solo un modo per dire grazie a chi ha raccontato di te e del tuo cosmo. 

I delfini circondano lo scafo danzando in coppia con salti perfettamente sincronizzati. Li osservo con invidia.

Maria Luisa Verderio

Erba cedra e segreti amori