Terra come risorsa
Di Ugo Morelli.
Hic et Nunc
Entro il 2015 la Direzione Generale “Ambiente” della Commissione Europea dovrà consegnare al Consiglio e al Parlamento e al Consiglio una nuova comunicazione che avrà per titolo “La Terra come promessa”. Questa la decisione presa il 19 giugno a Bruxelles nel corso della conferenza “Land as Resource”. L’obiettivo è raccogliere informazioni, dati e documentazione dalle regioni dei paesi membri al fine di definire lo stato dell’arte in materia di ambiente, territorio, paesaggio e sviluppo sostenibile. Sarà interessante verificare come ogni realtà territoriale si mostrerà capace di concorrere all’analisi e alle proposte che ne possono scaturire. È evidente che il contributo può essere direttamente proporzionale alla determinazione con cui ogni regione europea persegue obiettivi di tutela, salvaguardia e condizioni di sviluppo appropriato nei propri territori. Sorge necessaria la domanda riguardo a quale continuità il Trentino si stia mettendo in grado di esprimere in questo campo, dopo gli anni di scelte importanti e impegnative. Quelle scelte hanno creato premesse tali da non prestarsi a mezze misure. La peggiore delle prospettive sarebbe quella di edulcorare con rimaneggiamenti, piccoli aggiustamenti, mezze scelte, quello che con fatica è stato impostato negli anni passati. In sostanza si tratta di chiedersi se, pur con le necessarie evoluzioni e gli opportuni miglioramenti, si pongono o no al centro il paesaggio, l’ambiente e il territorio, riconoscendoli come fattori distintivi, storici, economici, sociali e culturali per il Trentino. O se, in nome di ragioni che usano la crisi come grimaldello, non si torni a considerare il consumo di suolo, un’idea decorativa del paesaggio e logiche di pianificazione procedurali, burocratiche e formali, come “politiche” sul tema. L’aspetto più importante è il clima, la spinta ideale e propulsiva, con cui si accompagnano le scelte. La questione, com’è noto, è prima di tutto cognitiva e culturale. Accade per questo tema qualcosa di simile a quanto si verifica per la lotta alla mafia. Se intorno all’azione degli addetti ai lavori, dei tecnici, si crea un clima sociale favorevole, con la comunicazione, l’educazione e la determinazione del committment di chi governa, allora i risultati si vedono. Se accade il contrario, i tecnici, per quanto bravi, vengono lasciati soli e i risultati lasceranno a desiderare o saranno regressivi. I cinque punti su cui si è concentrata la commissione di studio europea possono essere un utile promemoria: a) riconoscere che il suolo è una risorsa limitata e che deve sopperire a molte richieste – a volte contrastanti – di carattere ambientale, economico e sociale; da cui, la necessità di definire obiettivi specifici per ridurne il consumo; b) fermare il degrado dei suoli e del territorio, con la relativa creazione di contesti giuridici vincolanti; c) recuperare e ripristinare i suoli degradati, riciclare i terreni, in particolare attraverso la rigenerazione delle aree industriali dismesse; d) analizzare l’impatto delle politiche dell’Unione Europea sul degrado del territorio, anche al di fuori dell’Unione; e) armonizzare i diversi livelli decisionali e di “governo” del territorio a livello comunitario, nazionale, regionale e locale per una gestione più sostenibile della risorsa suolo. Non è difficile vedere in questi punti la connessione strettissima con gli orientamenti e le scelte locali, in Trentino. Scoprire che quegli orientamenti e quelle scelte possono essere tanto più fecondi se sganciati da incagli localistici e collocati in una matrice europea, è l’auspicio necessario.
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