Accorgersi di UNESCO

Di Ugo Morelli.

Hic et Nunc

Sembrerebbe condivisa da molti l’idea che l’internazionalizzazione è una via decisiva per ogni futuro possibile dei sistemi locali. Purchè ci si colleghi al mondo cercando di mantenere le proprie distinzioni. Eppure non vanno così le cose. Gli auspici se ne stanno da un lato e le azioni effettive dall’altro. Tanto da indurre a interrogarsi sulla reale propensione all’apertura. Le istituzioni si creano e si finanziano. Non solo, ma sostengono con danaro le azioni che dovrebbero tendere all’internazionalizzazione. Di vera internazionalizzazione se ne vede poca. Quello che più dà da riflettere è la scarsa attenzione riservata a quello che esiste già, ed è stato conquistato con non poco impegno. Il riferimento è all’Unesco e all’accreditamento delle Dolomiti come patrimonio dell’umanità. L’occasione per riparlarne è l’inserimento del quarto patrimonio naturale italiano tra i siti Unesco. Da oggi Langhe-Roero e Monferrato non saranno solo dolci colline, feste del tartufo, vini eccellenti. Il Piemonte si arricchisce di una nuova "peculiarità”, che forse sarà decisamente attrattiva per un nuovo numero di turisti: le zone di Langhe- Roero e Monferrato, appunto, tra le provincie di Asti e Alessandria, sono state riconosciute siti Unesco. Il collegamento di quelle aree con il Trentino e le Dolomiti è stato curato da tempo. Attraverso l’Executive Master per la gestione dei beni naturali Unesco, voluto dalla Provincia Autonoma di Trento, vi sono interazioni strette con quei territori. L’università di Torino che è partner dell’Executive Master ha sostenuto l’accreditamento e vi sono decisive scelte di valorizzazione e sinergie. La decisione dell’accreditamento è arrivata dal Qatar, dove era riunito il Comitato per il Patrimonio Mondiale. «È il 50esimo sito Unesco italiano, e sono particolarmente orgoglioso del risultato. Questo riconoscimento è motivo di speciale orgoglio per il MiBACT, data l’estrema selettività con cui da qualche anno l’UNESCO valuta le proposte per nuovi siti. I paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato sono un esempio eccezionale di un paesaggio culturale inteso come prodotto della secolare interazione tra uomo e natura, plasmato dalla continuità di una tradizione antica di produzione vinicola di eccellenza mondiale. Un riconoscimento ancora più prezioso per l'Italia. Un tesoro su cui dobbiamo concentrare la nostra massima attenzione di governo», ha ribadito in risposta all’annuncio il Ministro Dario Franceschini. Non arte in senso stretto, quindi, ma cultura e bellezza dell’umanità. Il punto è proprio questo: riusciamo a renderci conto di due cose collegate. Anche quando sono naturali, i patrimoni, per essere valorizzati, necessitano di una cultura alla loro altezza. Dove cultura vuol dire conoscenza dei patrimoni; competenze elevate per gestirli; messa in rete di progetti al di là dei campanilismi; integrazione dell’offerta sulla base della percezione di chi ne è potenziale fruitore. Quest’ultimo punto porta alla seconda questione. Chi guarda Google Maps, se va bene, vede la connessione Venezia-Lago di Garda-Dolomiti. Ragionare secondo quello sguardo vorrebbe dire organizzarsi per internazionalizzare l’offerta, migliorandola e rendendola comunicabile in quella prospettiva. Uno studio in corso di pubblicazione mostra che purtroppo siamo lontani da quell’orientamento e da quelle prassi, e le strategie turistiche locali, si fa per dire, non sembrano accorgersene.