Localizzare l'innovazione
Di Ugo Morelli.
Hic et Nunc
"Tutto è irregolare e in continuo movimento, senza guida e senza meta”, ha scritto Michel de Montaigne. Non è, a prima vista, un’immagine confortevole ma descrive abbastanza bene il presente. Non solo, ma a ben guardare, può contenere importanti indicazioni di prospettiva. I recenti dati sull’andamento demografico del Trentino, ad esempio, mostrano un ulteriore invecchiamento della popolazione e un restringimento della popolazione attiva. Segni evidenti che la società in cui viviamo sta cambiando sotto i nostri occhi, come stanno profondamente cambiando i fattori critici di successo nei diversi ambiti dell’economia. Dal turismo all’agricoltura, gli andamenti climatici e la globalizzazione dei mercati, marciando di pari passo, hanno già creato un contesto del tutto inedito, in cui i tradizionali modi di collocarsi e posizionarsi non hanno più ragione di essere. Le tradizionali forme organizzative che hanno fatto la forza del Trentino, anche per la natura delle scelte fatte, come accade per la cooperazione, evidenziano gli effetti non sempre efficaci delle strategie messe in atto. Il rapporto tra valli e città e la capacità di governo e sviluppo delle valli, anche per le ragioni demografiche combinate con le aspettative delle giovani generazioni, propone quella che è forse una delle questioni principali: la tenuta delle popolazioni alpine nei territori di nascita e residenza, con modelli di sviluppo appropriati. Tutto questo si esprime in un contesto in cui il mondo globalizzato vive stravolgimenti profondi e le aree europee e statunitensi mostrano di perdere rapidamente la posizione di centralità che avevano avuto così a lungo. Per affrontare la globalizzazione bisogna localizzare l’iniziativa e l’innovazione. Questo è evidentemente il problema principale. Vi sono evidenti ostacoli a farlo. Nella realtà territoriale provinciale trentina, nelle città, nel turismo, nell’agricoltura, nell’artigianato e nell’industria, l’innovazione stenta ad affermarsi. Si oscilla tuttora fra attese di assistenzialismo che, comunque, perdurano seppur in misura minore per la riduzione di risorse pubbliche disponibili, e pretese di liberismo spinto, basato soprattutto sull’imitazione di forme economiche e di scelte che non tutelano la specificità locale e i suoi potenziali vantaggi competitivi. Localizzare l’innovazione vorrebbe dire impegnarsi in primo luogo ad aumentare le conoscenze e le capacità, a partire dalla conoscenza dei settori economici e della loro evoluzione possibile. Eppure non si è mai investito così poco in formazione come ora. Non vi è un riordino mirato e selettivo degli investimenti pubblici in formazione. Non si pensa a un’integrazione delle risorse mirate a obiettivi innovativi di sviluppo sociale ed economico. Per connettere la conoscenza all’azione concreta non servono ricette miracolistiche o soluzioni di ingegneria finanziaria: ci vuole prima di tutto una forte crescita delle capacità che sappia cogliere le opportunità che nel movimento continuo pur si stanno sprigionando.
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