Strategie e palliativi tra clima e economia
Di Ugo Morelli.
Hic et Nunc
Parecchi anni fa, quando si cominciò a vedere con una certa chiarezza, che il modello di sviluppo basato su una presunzione di risorse illimitate cominciava a mostrare i propri limiti, alcuni pensarono che di fronte alle difficoltà, ai forti cambiamenti, e alle catastrofi, si sarebbe prodotta una ridefinizione delle aspettative e si sarebbe finalmente andati verso un nuovo modo di pensare e di agire nella società e nell'economia. L'idea di fondo è che noi esseri umani di fronte ad un evento che mette in crisi le nostre convinzioni siamo disposti automaticamente a cambiare idea. Purtroppo le cose non stanno così. Come abbiamo più volte sostenuto cambiare idea è difficile per noi essere umani. Nella maggior parte dei casi facciamo prevalere la forza dell'abitudine, anche quando è evidente che cambiare idea e comportamenti sarebbe decisamente più conveniente. In questi giorni, a fronte di un andamento particolare della stagione estiva, in cui il clima mostra andamenti del tutto diversi da quelli attesi e da quelli che si sono manifestati durante l'estate nel corso del tempo, si nota un certo sconcerto nella popolazione e atteggiamenti e prese di posizione da parte di chi è preposto a governare la cosa pubblica. Questi atteggiamenti nella maggior parte della popolazione generano disorientamento e sconcerto. Ciò è comprensibile per la disinformazione con cui le trasformazioni del clima sono accompagnate e per l'oscillazione tra panico e indifferenza, senza mettere in evidenza le responsabilità di noi tutto rispetto a quello che accade e sta accadendo. Mentre è comprensibile l'insieme delle posizioni immediate e spontanee che le persone comunemente informate esprimono, è difficile comprendere e accettare alcune delle prese di posizione di chi è responsabile della cosa pubblica. Nel tentativo di farsi carico del fatto che il settore turistico sta soffrendo pesantemente a causa dell'incessante maltempo che attanaglia la nostra provincia da mesi, una consigliera provinciale ha chiesto lo stato di calamità. Siccome le presenze di turisti registrano un forte calo in quanto ormai fortemente legate all'andamento delle condizioni meteo, sarebbe lecito chiedere alla giunta provinciale di procedere "senza esitazioni ad un coraggioso sconto fiscale a vantaggio delle imprese turistiche: rifugi, alberghi, agriturismi, campeggi". La proposta è naturalmente accompagnata da una considerazione pass-partout riguardante il lavoro e l'occupazione: tema sempre utile quando si tratta di giustificare scelte discutibili. "Che dire poi dei circa 15.000 lavoratori che dipendono da un settore oggi in crisi? Va riportata al centro del dibattito la politica del lavoro: la attendono i lavoratori del comparto industriale, quelli del comparto artigianale e commerciale, ma anche quelli del comparto turistico, dimenticati da troppo tempo», termina la nota della consigliera provinciale. Viene da chiedersi se il problema del cambiamento climatico lo scopriamo oggi; se l'esigenza impellente di una strategia innovativa nel turismo estivo e invernale, strategia del tutto assente, sia una novità evidenziata da questa stagione; se la via debba essere ancora una volta quella dell'assistenzialismo pubblico a pioggia. Viene da chiedersi, da ultimo, che cosa deve ancora accadere per far prendere in mano la messa a punto di un nuovo modello di sviluppo che sia capace di fare i conti con i cambiamenti epocali che noi stessi abbiamo concorso a determinare. Mai come in questo caso appare indispensabile connettere un fenomeno locale a problematiche globali e trarne conseguente strategiche e non palliativi assistenzialistici. Mario Rigoni Stern, a proposito del nostro rapporto con l'ambiente e la vivibilità, in merito al nostro modello di sviluppo, ha scritto: “Questo buiofuori potrebbe accendere la lucedentro. E’ il senso del limite che ci fa prendere contatto con la realtà”. Speriamo.
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