Il paesaggio: non dimentichiamocene. Lo sviluppo non è più una virtù in sè
Di Ugo Morelli.
Hic et Nunc
Il paesaggio pervade le nostre esperienze di vita. Ma il paesaggio richiede tempo e le nostre vite non ne hanno più”, scrive Alessandro Franceschini nel bel libro appena pubblicato con Paolo Sandri, Dal Belvedere. Il paesaggio trentino nel bacino idrografico del fiume Adige. Oltre a contenere fotografie e testi di autentico pregio, il libro pone uno dei problemi centrali del nostro tempo, la disposizione a fermarsi a pensare e guardare. Siamo oppressi dal tempo reale e non viviamo mica tanto bene. Alla considerazione di Franceschini sembra fare eco involontario la proposta di riforma dei beni culturali attualmente proposta dal ministro Massimo Bray. In quella riforma è del tutto assente un ufficio destinato alla pianificazione e alla tutela del paesaggio. Forse non c’è stato tempo per accorgersene; forse ridurre il paesaggio all’archeologia e viceversa, come la riforma propone, significa fare in fretta e non andare troppo per il sottile. Certo è che il paesaggio stenta ad entrare nella cultura della pianificazione, della progettazione, della tutela e del governo del territorio e dell’ambiente. Che poi vuol dire nella cultura delle nostre vite, della nostra vivibilità, della nostra società, della nostra economia. Viviamo un tempo in cui, parafrasando Don Lorenzo Milani, potremmo dire che lo sviluppo non è più una virtù. Non è più una virtù in sé. Senza condizioni. Non corrisponde più alla crescita senza limiti. Lo sviluppo, insomma, pone radicali questioni qualitative che si presentano ineludibili. Una di queste riguarda il governo del paesaggio, del territorio e dell’ambiente. Da un lato l’esigenza posta dal presente è semplice: per continuare a poter godere di certe risorse, la prima condizione è non abusarne oltre il loro stesso livello di riproducibilità e, ovviamente, non distruggerle. Dall’altro quell’esigenza per essere messa in pratica coinvolge un complesso sistema di fattori. In primo luogo l’evoluzione dei comportamenti attraverso l’educazione. E qui si sa che le resistenze sono forti e persistenti. La promozione di comportamenti responsabili richiede investimenti tenaci e continuativi con i diversi soggetti, dalla popolazione ai tecnici. In secondo luogo, ma non meno importante, vi sono le scelte di governo. La Provincia autonoma di Trento si è dotata, di recente, di strumenti di particolare rilievo, riconosciuti anche in altre realtà, per il loro valore e la loro possibile incidenza. Quegli strumenti, come il piano urbanistico provinciale che pone al centro il paesaggio come risorsa distintiva, secondo alcuni sono stati troppo anticipatori. A ben guardare non pare proprio. Perché sono urgenti le esigenze di tutela, salvaguardia e governo del paesaggio, del territorio e dell’ambiente. Semmai si tratta di darsi tempo per accorgersene e dedicarsi a quello che sempre più si profila come un insieme di fattori cruciali per la nostra vivibilità, civile, sociale ed economica.
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