Promemoria: economia, società e scelte
Di Ugo Morelli.
Hic et Nunc
Vi sono momenti in cui le opportunità di fare un salto di qualità si presentano particolarmente favorevoli. Spesso sono i tempi che viviamo a indicarle. Ho conosciuto un importante amministratore che mi diceva: le strategie passano per strada. Ci sarebbero allora alcune questioni che possono permettere di lasciarsi indietro modelli di pensiero e azioni superate dai tempi e portare fino in fondo strade già in parte intraprese, nelle scelte per il governo provinciale e regionale. Considerando il modello di sviluppo dominante e il pensiero economico che lo ha sostenuto, non si può non partire dai suoi atti mancati: tra questi, da un lato vi sono i fallimenti della capacità analitica e previsionale delle discipline economiche; dall’altro la difficoltà di ricondursi alla biologia, all’evoluzione dei sistemi viventi e ai bisogni reali delle persone, sia nella ricerca che nella costruzione dei propri paradigmi. Così l’economia effettiva, quella ricerca di ognuno di noi, individualmente e collettivamente, di regole e modi per usare al meglio le risorse della casa in cui viviamo, il mondo locale e quello globale, si è progressivamente separata dall’economia formale, “di carta”, quella dei gestori della finanza e dei controllori dei flussi economico-commerciali. Le discipline economiche hanno creato modelli impostati “come se” noi esseri umani non fossimo come siamo, un inestricabile complesso di emozioni e ragione, quando scegliamo e quando agiamo, e l’”uomo economico razionale” è diventato il riferimento di tutto l’impianto disciplinare. Né si sa come cambiare quell’impianto, pur di fronte ai suoi evidenti fallimenti. Solo da poco tempo un approccio interdisciplinare ha iniziato a fecondare l’approccio economico con contributi che tengono conto di come si comportano effettivamente gli esseri umani aprendo a due sfide che segneranno i vincoli e le possibilità dell’economia e del nostro stesso destino. La prima sfida riguarda, appunto, la messa a fuoco di un’analisi e delle indicazioni più realistiche sui comportamenti di chi sceglie e agisce, sia per migliorare le scelte che per evitare opportunismi e fallimenti; la seconda sfida ha a che fare con la disposizione a riconoscere i limiti delle scelte umane e i limiti del modello di sviluppo attuale, di fronte ad un’evidenza dei limiti delle risorse in un equilibrio demo-economico sempre più precario. Inediti modelli di economia orientati allo sviluppo qualitativo, al paesaggio, all’ambiente e a una migliore distribuzione del lavoro, potrebbero corrispondere, se opportunamente innovati ed evoluti, all’esigenza di affrontare queste sfide. Le basi per andare in una direzione innovativa e più adatta al presente, almeno in parte, nelle nostre realtà locali sono state poste, ma richiedono attenzione e perseveranza, e soprattutto un colpo d’ala che permetta di pensare e agire in termini di futuro. In particolare è importante considerare che alla base di tutto vi è la capacitazione, e ciò richiede ai nostri sistemi locali di investire in cultura, competenze e innovazione.
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