Musei e indotti

Di Ugo Morelli.

Hic et Nunc

"Ma io non ho la vanga per seguire uomini così. / Tra l'indice e il pollice / Ho la penna. / Scaverò con quella". Così scrive in un suo verso il poeta premio Nobel per la poesia, Seamus Heaney, appena scomparso. Chiunque, in qualche modo, faccia un lavoro connesso alla cultura, all’educazione, all’informazione, alla conoscenza, alla ricerca, dovrebbe scriversi questa frase nella mente e nel cuore. Non solo: dovrebbe metterla in pratica nel proprio lavoro di ogni giorno. Allora il silenzio degli intellettuali e degli uomini di cultura sia sul degrado dell’attenzione e degli investimenti in quel campo, ma anche nel non esprimersi chiaramente per sostenere il valore e la funzione della cultura, è spesso assordante. Sotto gli sguardi invidiosi, torvi e al meglio attendisti anche di molti, tra i quali brilla il silenzio di uomini di cultura, il Muse ha realizzato più di ottantacinquemila visitatori nel primo mese di apertura. I professionisti delle “ricadute” sono smentiti. Professionisti disinformati, peraltro, perché in questi giorni, ad esempio, viene pubblicata l’ultima verifica dei loro torti. Uno studio approfondito condotto sul Rijksmuseum di Amsterdam, che ha riaperto il 13 aprile e la scorsa settimana ha festeggiato il suo milionesimo visitatore, evidenzia le buone ragioni della cultura. Grazie ad uno studio appositamente commissionato, sugli impatti che il "nuovo” museo sta portando all'economia olandese, emerge che l'indotto annuo che il museo porterebbe all'Olanda, solo nel 2013, è salito a 235 milioni di euro, di cui l'80 per cento dei quali relativo alla spesa dei visitatori. Ma il bilancio non si ferma, e se durante gli anni della ristrutturazione il Rijksmuseum ha dato occupazione a una media di duemila e seicento persone, con la nuova apertura si stima che la cifra degli occupati in relazione alle opportunità fornite dal museo salirà a tremila e settecento. Il direttore del museo, Wim Pijbes ha dichiarato: «È chiaro che l'investimento nel nuovo Rijksmuseum ha avuto grandi conseguenze che si estendono ben al di là delle mura del palazzo stesso. Questi risultati dimostrano che l'antica saggezza di John Paul Getty suona ancora vera: l'arte è la più bella forma di investimento». Tony Travers, direttore della LSE -London School of Economics-, a riguardo ha riferito: «La ricerca internazionale suggerisce che strutture importanti come il Rijksmuseum sono un elemento cruciale nel benessere economico e sociale di una città. Ma fanno molto di più. L'esperienza di Londra, New York e Parigi, per esempio, suggerisce che le città hanno bisogno di importanti istituzioni culturali come parte della loro offerta verso il mondo. Amsterdam, in comune con altri grandi centri europei, deve essere flessibile e capace di reinventarsi se vuole continuare ad attrarre imprese, turismo e talento creativo». Può un lembo di Italia come il Trentino Alto Adige essere Europa e mondo a pieno titolo? La risposta è sì se lo si vuole e se si fanno le scelte coerenti per riuscirci. Ma anche se chi ha la fortuna di svolgere un lavoro intellettuale o connesso alla cultura e all’informazione usa la penna per scavare e non per assecondare il degrado del senso comune.