L’interno e l'intorno. Cosa resta da scoprire

Di Ugo Morelli.

Hic et Nunc

E’ stato lo studioso e poeta Paul Valery a indicare uno dei più rilevanti aspetti della scoperta. Secondo lui non si tratta solo di scoprire nuove terre o mondi sconosciuti, ma di vedere il mondo con nuovi occhi. Ecco una buona risposta alla domanda posta all’Innovation Festival di Bolzano. Certamente sappiamo molto poco dello spazio siderale, come ha sostenuto l’astrofisico tedesco Hans Schlegel. Allo stesso tempo quello che siamo venuti capendo su noi stessi, sulla nostra mente e sul nostro comportamento negli ultimi anni ci ha mostrato che abbiamo da scoprire daccapo che cosa significa essere umani. Ci sono, in sostanza, almeno due frontiere, una verso l’infinitamente grande dello spazio intorno a noi e una verso l’infinitamente piccolo dello spazio interno a noi. L’interno e l’intorno sono i luoghi della nostra vita e oggi si tratta di conoscerci in modo più appropriato. Il passaggio forse più impegnativo riguarda l’evoluzione da una lettura di noi esseri umani basata sul moralismo e sul dover essere, a una concezione di noi fatta di dati e verifiche sperimentali in grado di mostrare ciò che effettivamente siamo. Tanto per fare qualche esempio, stiamo scoprendo anche a nostre spese che non disponiamo di una razionalità olimpica, in grado cioè di tenere conto e di controllare tutte le informazioni prima di prendere una decisione. Da qui i fallimenti di tante decisioni individuali e collettive, che risultano evidentemente influenzate dalle nostre aspettative, come è accaduto nella finanza. Ci capita spesso, insomma, di far dire alla realtà quello che noi desideriamo che sia. Stiamo scoprendo, inoltre, che la nostra mente non solo non è nella nostra testa, perchè emerge nelle relazioni con gli altri, ma è decisamente collegata a un contesto e alle culture in cui nasciamo e viviamo. Ciò ci fa scoprire un altro aspetto che merita attenzione: la forza dell’abitudine. Cambiare idea, infatti, è per noi difficile. Tutte le volte che possiamo facciamo vincere la rassicurazione che ci deriva dal fare come abbiamo sempre fatto, anche quando è evidente che le conseguenze delle nostre scelte non sono desiderabili. Tutto questo e molto altro non significa che siamo fatti male, mentre credevamo di essere fatti bene. Significa solo che sappiamo appena qualcosa di più preciso di come siamo fatti e quasi tutto è ancora da scoprire. Importante può essere riflettere sui vantaggi che ci possono derivare da una visione più realistica e consapevole di noi stessi. Sapere qualcosa di più su come decidiamo ci può aiutare ad allenarci su come fare meglio un investimento. Essere consapevoli che la mia identità si definisce nella relazione con gli altri può aiutarmi a prestare attenzione all’influenza che gli altri hanno su di me e che io ho su di loro. Una concezione più realistica di noi stessi ci può far scoprire che siamo parte del mondo in cui viviamo, limitati ma unici, e aiutarci a ritarare la nostra presenza individuale e collettiva nel mondo in cui viviamo, all’insegna del valore del limite.