PAT: Paesaggio, ambiente, territorio

Di Ugo Morelli.

Hic et Nunc

Chi intende cambiare qualcosa è spinto, di solito, dalla propria convinzione. Lo è al punto che spesso non vede la differenza fra quella che può essere anche una buona intuizione e la creazione delle condizioni per realizzarla. Chiunque debba impegnarsi in un cambiamento tende a commettere questo errore. Si rinchiude in un’identità, si allea con i “duecento intelligenti che hanno capito tutto e si oppongono agli alieni”, e parte lancia in resta per cambiare il mondo. Così facendo di solito ha perso la partita. Il lavoro lento e difficile della costruzione del cambiamento, delle condizioni anche minime per realizzarlo, è quello che è richiesto dalla creazione di un nuovo modello di sviluppo nelle comunità locali. In particolare ciò vale per una questione tra le più difficili e impegnative: il rapporto tra le forme dello sviluppo e il paesaggio, l’ambiente e il territorio. Il lavoro in corso in questo campo sta dimostrando, in Trentino, che decisive sono: la cattura del consenso con l’ascolto e le strategie a basso rischio; bisogna capire le ragioni dell’obbedienza all’abitudine e scardinarle, affrontare la paura di cambiare e di rimetterci qualcosa, cambiare la percezione collettiva. Importante è fare di un movimento per un nuovo modello di sviluppo qualcosa di cool, una nuova moda. È necessario cercare di vincere la battaglia per la conquista del senso comune e ridefinire l’orizzonte dell’azione civica. È importante contenere il sentimento di essere minoritari, strani e radicali: all’inizio tutti i movimenti lo sono. Si tratta di ingaggiare solo le battaglie che possono essere vinte e procedere per gradi. Una volta raggiunti risultati apparentemente minimi, è decisivo valorizzarli per alzare il tiro e passare a strategie dialogiche di cooperazione. Al centro del processo c’è il necessario riconoscimento del fatto che un modello di sviluppo appropriato al nostro tempo deve rispondere prima di tutto a una condizione: che quello sviluppo non distrugga i fattori che lo rendono e lo renderanno ancora possibile in futuro. Se siamo il distretto della conoscenza; se abbiamo nel circuito natura-ambiente-paesaggio-qualità della vita il patrimonio principale per i residenti e per coloro che preferiscono sempre più realtà con queste caratteristiche per le proprie vacanze; se l’integrazione tra agroalimentare, artigianato e industria leggera ed evoluta mostra di essere competitiva; allora si lavori per allargare il dialogo con i resistenti, con gli incerti, perfino con i diffidenti, in modo da disegnare il Trentino di oggi e domani sul paradigma del paesaggio, dell’ambiente e del territorio, le cui iniziali, tra l’altro, formano la parola “pat” che nella nostra realtà dovrebbe essere amata.