Creatività e economia
Di Ugo Morelli.
Hic et Nunc
A voler essere narcisisti, quelli del Muse potrebbero rispondere alle polemiche provinciali locali sui costi del nuovo Museo delle scienze, richiamando nientemeno il fatto che il 31 luglio 2013 il Bureau of Economic Analysis, l’istituto statunitense che elabora le principali statistiche economiche, presenterà l’inclusione della creatività nel calcolo del prodotto interno lordo e del benessere economico. È la prima volta e si tratta di una vera e propria rivoluzione nel modo di intendere e misurare la ricchezza e il benessere. I cambiamenti, si sa, sono lenti e difficili. Da molti punti di vista il valore della cultura e il nostro ingresso nell’era virtuale e immateriale sono nell’esperienza di tutti. Ma esiste la lunga durata delle mentalità. Che vanno certamente rispettate, ma bisognerebbe celebrarle un poco di meno, soprattutto quando si propongono come un ostacolo al cambiamento. La solidità materiale di un prodotto industriale o la consistenza di un prodotto agricolo hanno la forza di essere molto rassicuranti. Oltre al fatto che anch’essi, se non sono obsoleti, contengono creatività e conoscenza, non dovrebbero servire per chiudere la porta all’innovazione e ai tempi che cambiano. Non si tratta di porre alternative tra creatività, cultura, conoscenza da un lato e industria, agricoltura, commercio e artigianato dall’altro. È necessario piuttosto capire che non si fanno bene le attività materiali senza cultura e conoscenza. Nella contabilità statunitense, infatti, le spese per la ricerca, la cultura, l’arte, la creazione in campo tecnico-scientifico, saranno considerate investimenti. Semplicemente questo, nulla di più, si fa per dire. Quale ritorno deriva da quegli investimenti? Ecco una domanda impegnativa che ci porta immediatamente ai ragionamenti sulle ricadute. Se investiamo alcuni euro per comprare delle patate, la ricaduta si misurerà immediatamente e il beneficio sarà evidente tutte le volte che le mangiamo (se le patate sono buone). Se acquistiamo un’automobile le ricadute si verificheranno nel tempo di durata del suo uso. Investendo per la qualità degli studi di una figlia le ricadute emergeranno nell’intero arco della sua vita e dei suoi figli. Quando Bernardo Clesio investì per fare il centro storico di Trento così come oggi lo ammiriamo, lo fece per tutti noi, e le ricadute si vedono nei secoli. Nulla da dire sugli investimenti sbagliati, sulle logiche poco chiare, sugli sprechi. Ci mancherebbe. Ma confondere il grano con il loglio è, com’è noto da un certo tempo, cosa da evitare. Allora si faccia finalmente uno sforzo corale e si consideri il valore di certe scelte. Si provi a tenere a bada l’invidia, che ci impedisce di vedere, e l’autoinvidia che parrebbe disporre qualcuno a dire: non saremo mica noi a essere un riferimento europeo per la scienza e la cultura! Per stare poi ad aspettare che vada a finire male ed esclamare: io lo avevo detto! Se il nuovo valore misurabile della creatività e della cultura negli Stati Uniti comprenderà l’investimento per scrivere un libro o la composizione di una canzone, vuol dire che finalmente capiamo lo slogan della marcia del primo otto marzo della storia: dateci pane, ma dateci anche rose.
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