Finitudine, risparmio, rinnovabilità energetica: oltre il mito
Di Ugo Morelli.
Hic et Nunc
La prima fonte di energia è forse dentro di noi. Si chiama cambiare idea e comportamenti. Riguarda il nostro modo di pensare e di usare l’intelligenza. Non ci riferiamo a quell’idea, più o meno alla moda, che parla di energia interiore: noi esseri umani non funzioniamo secondo un principio forza-spinta-urto. Siamo autopoietici: creiamo noi stessi nelle relazioni con gli altri e viviamo di senso e significato. No, qui vogliamo sostenere che parlando di limiti delle fonti energetiche, di risparmio e di energie rinnovabili, la prima cosa da fare è rivedere le nostre convinzioni sullo sviluppo, sulle risorse e, in ultima analisi, sul nostro posto nella natura e nell’evoluzione. I risparmi e gli usi più appropriati che ne potrebbero derivare sono incalcolabili e rappresentano la prima fonte di energie alternative. Solo che per provarci e iniziare un nuovo cammino come esseri umani sul pianeta Terra, dobbiamo cercare di sottrarci alla paura e alla forza dell’abitudine. Noi veniamo da un lungo tempo di paura. I rischi per la sopravvivenza della specie, fragile e marginale, fino a non molto tempo fa, ci hanno fatto elaborare la paura di perire o scomparire. Con un salto prometeico siamo divenuti gli indiscussi e pervasivi dominatori del pianeta che ci ospita. L’energia, dalle prime e molteplici forme d imbrigliatura del fuoco, fino al nucleare, è stata ed è il filo conduttore di questa nostra affermazione dominante. Noi siamo anche quelli che posti di fronte a una scelta tra cambiare idea e comportamenti o conservare l’esistente, anche quando la scelta di mantenere le abitudini mostra di produrre effetti indesiderabili, in due terzi dei casi scegliamo di mantenerle. Questo nostro modo di essere ci ha portato a separare l’economia dall’ecologia e dalla biologia del vivente di cui siamo parte. Abbiamo oggi un’economia prevalente che mostra di essere contro la natura e, soprattutto, si basa sul principio: “di più è meglio!”, non considerando l’evidenza della finitudine delle risorse, e delle risorse energetiche in particolare. Un modello di sviluppo è tale se non distrugge le condizioni della propria evoluzione futura. Diversamente è basato su una contraddizione fondamentale: non considera il tempo e la non reversibilità. Come tale è un modello di sviluppo che genera fallimenti. Nicholas Georgescu-Roegen, fondatore della bioeconomia, in Energia e miti economici, scritto nel 1976 e pubblicato in italiano da Bollati Boringhieri, Torino 1998, sostiene che qualsiasi scienza che si occupi del futuro dell'uomo, come l’economia, deve tener conto della ineluttabilità delle leggi della natura, e in particolare del secondo principio della termodinamica, che stabilisce che alla fine di ogni processo la qualità dell'energia (cioè la possibilità che l'energia possa essere ancora utilizzata da qualcun altro) è sempre inferiore e degradata rispetto all'inizio. Siamo perciò di fronte alla necessità di ripensare profondamente il nostro modello di economia e di uso dell’energia, incorporando il principio dell’entropia e i vincoli ecologici. Di fronte a questo stato di cose le cosiddette fonti energetiche alternative o rinnovabili, presentate di volta in volta come le “invenzioni del secolo”, somigliano a palliativi, o meglio ancora a strategie difensive per evitare di affrontare il problema. Sembrano un mito che nasconde il problema. Ognuna delle cosiddette fonti energetiche alternative, infatti, ha il suo impatto, presente e futuro, di cui spesso non si conosce o non si stima la portata. Mentre si continua a cercare, fonti energetiche disponibili per risparmio e uso appropriato sono a portata di mano: dall’attenzione alla demografia e all’aumento della popolazione umana; al cibo che si getta; all’uso appropriato, limitato e contenuto dell’energia disponibile, alla fuoriuscita dal consumismo inutile. Accorgersi della finitudine può deprimerci o portarci finalmente fuori dalla pericolosissima illusione che le risorse siano infinite. A noi la scelta.
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